“Quelli del tumore del polmone – spiega Cesare Gridelli, Presidente dell’Associazione Italiana Oncologica Toracica (AIOT), Direttore dell’Unità Operativa a Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Azienda Ospedaliera S.G.Moscati di Avellino e Presidente di CIOT 2016 – sono numeri da ‘guerra’: provoca in Italia oltre 30 mila decessi l’anno e nel mondo più di un milione, è la prima causa di morte oncologica nella popolazione. La sopravvivenza aumenta ma molto più lentamente che in altre forme tumorali e questo nonostante la ricerca abbia fatto negli ultimi anni passi da gigante. L’abitudine al fumo – in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne – e la difficoltà nella diagnosi precoce non aiutano di certo. Il tumore del polmone, così come è stato fatto per quello del seno, deve avere delle Lung Unit e cioè delle strutture organizzative all’interno delle principali strutture sanitarie che siano punti di riferimento per il paziente. Unità che possano contare su équipe (costituita da varie figure professionali come chirurgo, radioterapista, oncologo, pneumologo anatomo-patologo, biologo molecolare, radiologo etc.) altamente specializzate in grado di assicurare al paziente il miglior percorso terapeutico possibile: dalla diagnosi, così importante per poter avere cure mirate a bersaglio, alle terapie più innovative come l’immunoterapia. Oggi un paziente con il tumore del polmone deve essere consapevole di essere curato in una struttura specializzata dove vi sono tutte le possibilità terapeutiche.”
Lung Unit per sconfiggere un big killer. Ma soprattutto per cercare di ottimizzare al meglio le risorse. “Se vogliamo davvero che la sostenibilità non sia più un problema – aggiunge Gridelli – se vogliamo trovare risorse per usare i farmaci innovativi quando c’è bisogno occorre mettere in atto un processo di lungimiranza che passi anche dalle Lung Unit. Dobbiamo fare in modo che ci si ammali di meno. Innanzitutto con la prevenzione primaria e quindi la lotta al fumo e poi con la prevenzione secondaria e cioè con la diagnosi precoce. Negli Stati Uniti raccomandano la TAC spirale di prevenzione ai fumatori dopo i 55 anni e a quelli che hanno smesso da meno di 15 anni. È uno strumento estremamente sensibile, e in grado di individuare tumori anche molto piccoli. Al momento in Europa però la TAC spirale viene eseguita prevalentemente all’interno di studi clinici. A differenza di quanto accade negli USA, anche per motivi economici. C’è molta attesa però per gli studi Nelson, olandese, e Italung, italiano, che entro la fine del 2016 dovrebbero definirne il corretto protocollo di uso e confermare i benefici che se ne ottengono.”