Stanotte, in Italia, circa due milioni di persone bagneranno il proprio letto. Di questi, un milione e duecento mila sono bambini e adolescenti tra i 5 e i 14 anni di età, mentre altri 700mila sono adulti che soffrono del problema e che sono dimenticati da tutti. Gran parte di loro, a suo tempo, non fu presa in carico dai pediatri quando l’insorgenza di questo disturbo avrebbe potuto essere contrastata più efficacemente. Questi i dati preoccupanti emersi nel corso della conferenza stampa sul tema “Enuresi Notturna nel Bambino e l’Importanza di Contrastarla”, tenutasi a Roma al Senato su iniziativa della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) e in collaborazione con l’Associazione di Iniziativa Parlamentare e Legislativa per la Salute e la Prevenzione.
L’enuresi compromette seriamente l’autostima del bambino ed è motivo di frustrazione in ambito familiare. L’informazione circa questo disturbo è quindi fondamentale, affinché i genitori possano averne reale consapevolezza, superando alcuni preconcetti che spesso li portano a sottovalutare il disturbo o, volutamente, a non dichiararlo per un ingiustificato senso di vergogna o per il fatto di considerarlo erroneamente un disturbo psicologico, destinato a risolversi in maniera del tutto spontanea con il passare del tempo. L’enuresi è dunque un paradigma che congloba in sé aspetti eterogenei e talvolta contraddittori: senza essere una malattia, può essere altrettanto devastante; è progressivo e ingravescente, pur manifestandosi sempre con le stesse modalità; ha ripercussioni sul piano psicoemotivo, pur essendo dovuto a fattori organici; è risolvibile ma troppo spesso prevale un atteggiamento di inerzia e infine genitori e bambini tendono a nasconderla a dispetto della sua elevata diffusione. Occorre dunque vincere questo muro e divulgare il messaggio che la strategia più corretta ed efficace passa soltanto attraverso il dialogo e la tempestività di un approccio multifattoriale e polivalente.