Si chiama neurotensina l’ormone intestinale responsabile di molti casi di obesità. Sembra infatti che possa addirittura raddoppiare i casi di obesità. A sostenerlo un gruppo di ricercatori della Kentucky University, secondo cui presto si potrebbe arrivare alla realizzazione di una pillola o di un’iniezione in grado di ridurre la quantità di neurotensina, combattendo così l’obesità. Infatti la neurotensina, che complessivamente rallenta il metabolismo e quindi induce il corpo a bruciare meno calorie, controlla l’appetito e viene rilasciata dall’intestino dopo un pasto. Si tratta del primo studio a trovare un legame con l’obesità e i ricercatori sperano di poterlo sfruttare come bersaglio per i trattamenti futuri. Hanno infatti già dimostrato che i topi con una carenza di neurotensina sono maggiormente protetti dall’obesità e dal diabete, compresi quelli alimentati con una dieta ricca di grassi. Ulteriori esperimenti condotti sui topi e sui moscerini della frutta hanno permesso di scoprire che l’ormone inibisce l’attività di un enzima chiave chiamato AMPK, che regola il metabolismo. Si ritiene che questo “percorso molecolare” sia frutto dell’evoluzione in quanto favorirebbe l’assorbimento efficace dei grassi ingeriti. Lo studio attuale, pubblicato sulla rivista Nature, è stato condotto su 4.632 uomini e donne svedesi. I partecipanti con più alti livelli di neurotensina sono stati quelli con il doppio delle probabilità di essere obesi nella mezza età, rispetto a quelli con livelli più bassi dell’ormone. In passato l’ormone è stato collegato anche allo sviluppo del cancro al seno, del diabete e delle malattie cardiache.
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