La Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva SIAARTI ha sentito la necessità di richiamare “alcuni elementi di carattere generale riguardanti il consenso alle cure e il relativo percorso decisionale” riferiti all’attuale fase della pandemia da SARS-CoV-2. Il testo si inserisce in una fase che registra un rapido incremento dei ricoveri ospedalieri e nelle terapie intensive, ma anche ai casi di “pazienti con quadri clinici severi correlati a Covid-19 che rifiutano il ricovero in terapia intensiva e/o di sottoporsi a trattamenti di supporto vitale giudicati utili e appropriati dai curanti”.
Il testo pubblicato da SIAARTI fa riferimento al Codice di Deontologia Medica, che sottolinea come “nessun trattamento sanitario [possa] essere imposto a chicchessia, anche se il trattamento diagnostico o terapeutico proposto sia per lui/lei un trattamento ‘salva vita’. Anche sotto il profilo etico, non è possibile ipotizzare condotte differenti”.
“Pur consapevoli delle circostanze (elevato carico di lavoro, tempi decisionali ridotti, forte pressione ambientale, etc.), la relazione con il paziente non può ridursi ad avere le caratteristiche di un atto di tipo meramente burocratico, cioè una semplice ‘presa d’atto’ della volontà del paziente, quale che essa sia e quali che siano le sue motivazioni. La tensione per offrire chance di vita e di salute, sempre orientata a valutare con attenzione la proporzionalità delle cure, richiede a tutti noi lo sforzo di spiegare e motivare: 1) per tempo; 2) con la massima attenzione e rispetto; 3) in modo chiaro, veritiero e documentato e, se le circostanze lo consentono; 4) con ragionevole insistenza e in modo ripetuto, l’indicazione e l’utilità dell’impiego di trattamenti di supporto vitale (ivi compresa, se clinicamente appropriata, la ventilazione invasiva)”, si legge nel documento.
Queste considerazioni, apparentemente ovvie, sono per SIAARTI le tappe obbligate del processo decisionale e parte integrante del percorso clinico del paziente: “Come tali, tutte le fasi, le motivazioni e le decisioni relative al consenso a trattamenti diagnostico-terapeutici (compresi quelli di supporto vitale) o al loro rifiuto devono essere documentati di volta in volta nella cartella clinica”.
“Laddove gli operatori sanitari si trovano ad avere a che fare con persone appartenenti al cosiddetto mondo ‘negazionista’ o ‘no-vax’– prosegue il documento SIAARTI – il personale sanitario di terapia intensiva non deve mai venir meno un atteggiamento rispettoso e ‘non giudicante’, anche se questo rappresenta oggettivamente un aspetto gravoso e doloroso per i medici e per gli infermieri. Per quanto le circostanze possano essere difficili e faticose, al rifiuto ripetuto e ostinato del paziente non deve far seguito il suo ‘abbandono’. Deve piuttosto essergli sempre garantito un adeguato livello di cure e, qualora necessario, la loro rimodulazione in chiave palliativa.”
“Le tematiche correlate alla prioritaria tutela della salute e della autodeterminazione del paziente nel prestare il proprio consenso o come in questo caso nel rifiutarlo a trattamenti e interventi terapeutici spesso salvavita devono porre all’attenzione di tutti, e la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione Terapia Intensiva SIAARTI in tal senso vuole sottolinearlo”, commenta il presidente, prof. Antonino Giarratano. “Il tema del burnout professionale, cioè di quella ‘usura psicologica’ che in questi ultimi mesi è cresciuta in modo esponenziale tra gli anestesisti rianimatori che nelle terapie intensive italiane hanno affrontato la pandemia così carica di sofferenza e morte. Alla ‘usura professionale’ che fa parte della professione, si è infatti aggiunta una usura da negazione della correttezza del proprio ruolo e competenza messa in atto durante il periodo pandemico spesso con minacce anche di azioni legali; una criticità inattesa e gravissima che rischia di creare un pericoloso vulnus tra paziente e medico, rischiando di determinare l’allontanamento anche dei giovani da una professione che oggi e ancor più domani necessiterà invece di crescente impegno.”