La patologia dermatologica nel bambino è molto frequente ed è rappresentata dalla dermatite atopica, la più comune, psoriasi e malattie a essa associate nell’età adulta, come l’artrite e la sindrome metabolica. “Circa il 20-25% dei bambini ha problemi dermatologici, anche se spesso si tratta di semplici lesioni fisiologiche e parafisiologiche non gravi. Il neonato, però, ha delle manifestazioni cutanee particolari, che appaiano già dalla nascita o nelle prime settimane di vita”, dichiara Alfonso Delgado Rubio, direttore della clinica pediatrica dell’Università San Pablo Ceu di Madrid.
“La dermatologia pediatrica è ormai ridotta al lumicino; c’è fame di conoscenza su tutte le patologie cutanee. Con l’annullamento di questa importante specializzazione, assistiamo infatti a una così drastica riduzione occupazionale e formativa che in futuro si rischia di non potere più offrire ai piccoli pazienti la migliore risposta terapeutica. In età neonatale, diagnosi precoce, tempestivo trattamento e approccio specialistico multidisciplinare sono i tre ingredienti essenziali perché una malattia della pelle non abbia ripercussioni in età adulta”. A lanciare l’allarme è Toti Amato, presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo, in occasione del III Congresso regionale “Sicily Forum Pediatric Dermatology”, svoltosi recentemente a Palermo.
Riguardo alla dermatosi dei piccoli con la pelle nera, il prof. Aldo Morrone, uno dei massimi esperti mondiali di medicina delle migrazioni, nonché direttore scientifico dell’Istituto Dermatologico San Gallicano di Roma, spiega come la pelle risponda a esigenze ambientali: “È bene che all’equatore sia più scura e man mano che ci si allontana, avvicinandosi ai poli, sia più chiara. I dati bio-antropologici ed epidemiologici indicano che il colore della pelle umana è dovuta alla selezione naturale che agisce per regolare gli effetti della radiazione ultravioletta su alcune sostanze nutritive indispensabili per il processo riproduttivo degli esseri umani, i folati e la vitamina D. In tutto il mondo la pigmentazione umana si è evoluta in modo che la pelle fosse abbastanza scura da impedire alla luce solare di distruggere i folati, ma abbastanza chiara da favorire la produzione di vitamina D. Tutte le malattie cutanee che si riscontrano sulla pelle bianca, si osservano anche su quella scura, quindi l’approccio rimane lo stesso.”