Le malattie sessualmente trasmesse diminuiscono anche la fertilità

Ad oggi le malattie sessualmente trasmesse (MST) rappresentano uno dei più seri problemi di salute pubblica in tutto il mondo; sono in netto aumento non a causa della precocità dei rapporti sessuali da parte dei giovani, come si sosteneva in passato, ma soprattutto per una maggiore tendenza degli ultraquarantenni ad avere rapporti sessuali con più partner senza alcuna protezione.

“Queste malattie – spiega il prof. Aldo Franco De Rose, Urologo e Andrologo del San Martino di Genova e Presidente dell’Associazione Andrologi Italiani – possono determinare bruciori e difficoltà alla minzione, vescicole, secrezioni, dolori, arrossamenti o prurito ai genitali, specialmente se nei giorni precedenti si è avuto un rapporto sessuale a rischio, cioè non protetto e con partner occasionale. Quasi tutte hanno ripercussioni immediate anche sulla fertilità sia della donna che del maschio in quanto influenzano negativamente l’ambiente vaginale ma anche e soprattutto la morfologia e la motilità dello spermatozoo. A lunga distanza la malattia sessualmente trasmesse che non guarisce bene può determinare ostruzione degli epididimi , impedendo il passaggio degli spermatozoi al deferente e quindi verso l’esterno, oppure occlusione delle tube nella donna, con impedimento al passaggio della cellula uova per la fecondazione.”

Gli agenti che provocano le MTS possono essere di origine batterica, virale, micotica (candida) e protozoaria (trichomonas vaginalis). Tra i batteri, l’infezione da Chlamydia è certamente la più frequente; a causarla è un parassita intracellulare, la Chlamydia trachomatis, che a distanza di 1-3 settimane dal rapporto provoca cistiti, secrezioni vaginali e prurito nella donna; secrezioni biancastre, bruciori e irritazione uretrali nell’uomo. In entrambi può essere causa di infertilità e interessare  occhi, articolazioni e polmoni. Frequente risulta anche l’infezione da Neisseria Gonorrea: dopo un’incubazione di 2-10 giorni, il batterio provoca secrezioni giallastre, maleodoranti, febbre, difficoltà a urinare. Nelle forme croniche si riscontrano stenosi dell’uretra e infertilità. Da non sottovalutare le infezioni da Mycoplasma Hominis e Genitalis, ureplasma ureoliticum: tutti determinano uretrite non gonococcica. Quasi assente invece il linfogranuloma venereo, almeno in Europa, mentre la sifilide continua a colpire e non mancano i focolai di epidemia, come nei Paesi dell’Est europeo: dopo 2-6 settimane dal contagio si manifesta una ulcerazione dei genitali (sifiloma primario), successivamente eruzioni pustolose al corpo e infine la diffusione del batterio treponema pallidum al cervello (neurolue).

Tra le infezioni virali quella da Herpes genitale si manifesta dopo 4-5 giorni dal contagio con piccole vescicole ai genitali, che confluiscono a grappolo. Attenzione però alle infezioni da papilloma virus (HPV): le specie 6 e 11 determinano delle escrescenze di carne, cioè i condilomi (o creste di gallo), localizzati al pene, uretra, regione perianale , vulva con rischio di tumore degli organi genitali ma anche dell’orofaringe, mentre i tipi 16 e 18 sono responsabili del tumore al collo dell’utero. Le infezione da HIV e dell’Epatite B e C si possono diffondere anche con i rapporti sessuali e hanno un periodo di incubazione che varia dai 2 ai se mesi.

Nel mondo, secondo l’OMS,   ogni anno si registrano 330 milioni nuovi casi di MST ; in Inghilterra, nel 2010, ne sono stati accertati 500.000, con una crescita del 3%. Negli Stati Uniti la metà delle infezioni dipendono da MTS mentre in Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno, sono oltre 100 mila le richieste di visite per MST ma non si hanno dati certi. Per questo si parla di un problema di salute pubblica che potrà essere contrastato solo dall’utilizzo del profilattico.