L’ictus rappresenta uno dei più importanti problemi sanitari, in Italia come in tutti i Paesi industrializzati, sia per dimensioni epidemiologiche sia per impatto sociale, economico ed emotivo, in quanto una tra le più frequenti cause di mortalità e disabilità. Assistenza in aree di degenza dedicate, precoce e completa presa in carico da parte di un team multidisciplinare di operatori esperti, rapido accesso alla diagnostica per immagini e immediato intervento riabilitativo sono tra i fattori che migliorano la sopravvivenza, riducendo al contempo il rischio di disabilità residua. “le persone colpite da ictus e i loro familiari necessitano di una comunicazione corretta e attenta in tutte le fasi del percorso che comprende un trattamento appropriato sia nella fase acuta che in quella riabilitativa, nonché nella successiva fase di reinserimento sociale”, afferma il prof. Rocco Bellantone, commissario straordinario dell’Istituto Superiore di Sanità. “La comunicazione con il paziente deve necessariamente comprendere quella con la famiglia in quanto, una volta superata la fase acuta, il peso principale dell’assistenza ricade su di essa e sulle altre figure professionali che accudiscono la persona con ictus, oltre che sulla comunità che deve offrire una rete di servizi di riabilitazione e reinserimento sociale. La comunicazione, quindi, deve inserirsi in un lavoro di gruppo all’interno del quale una pluralità di professionisti deve agire in modo qualificato, condividendo la consapevolezza che nel processo assistenziale il loro operato sia integrato con quello degli altri colleghi.”
Da qui nasce l’esigenza di analizzare aspetti e problemi comunicativi, psicologici, etici e pratici nel rapporto tra operatori sanitari, persone colpite da ictus e caregiver, realizzando uno strumento di lavoro volto a migliorare le capacità di interazione e relazionali degli operatori nell’assistenza di chi è colpito da questa patologia e dei suoi familiari e caregiver. Il Manuale di Valutazione della Comunicazione del Percorso Assistenziale della Persona con Ictus, realizzato dall’Iss grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro multiprofessionale composto da esperti delle Unità Neurovascolari e nelle altre strutture pubbliche e private che si occupano di Ictus, è destinato all’autovalutazione della comunicazione che le équipe sanitarie attuano nel percorso assistenziale della persona con ictus.
“Per la nostra associazione è stato un onore essere coinvolta attivamente in questo progetto”, dichiara Andrea Vianello, presidente dell’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale A.l.i.ce. Italia Odv. “Abbiamo contribuito con il coinvolgimento di diversi membri del nostro comitato tecnico-scientifico e di alcuni Presidenti regionali, oltre ad aver testato tutte le check-list con operatori sanitari di Abruzzo e Liguria. Instaurare una relazione efficace basata anche su una corretta comunicazione – continua – costituisce uno degli elementi fondamentali nel rapporto tra Medico, persona colpita da ictus e suoi familiari. La comunicazione ricevuta deve essere chiara, rispondente alla realtà e ben compresa, e dovrebbe tener conto dei vari contesti sociali e culturali di appartenenza. La comunicazione, che deve essere considerata un momento fondamentale della cura, valorizza il ruolo centrale della persona che si assiste ed enfatizza l’importanza della sua consapevolezza e di quella dei suoi familiari.”
Il documento presentato è suddiviso in 28 check-list relative a tematiche fondamentali della comunicazione e all’ambiente organizzativo in cui questa si realizza; riguarda tutte le fasi del processo, dall’arrivo presso la Struttura sanitaria alla reintegrazione sociale e, quando possibile, lavorativo. Ogni check-list è introdotta da quelli che dovrebbero essere i risultati della comunicazione e presenta una serie di criteri specifici; per ciascuno di questi, il professionista dovrà esprimere la propria valutazione (Sì/No). Nelle check-list si prendono in esame le aree comunicative che affrontano le persone con ictus nelle diverse fasi della malattia. L’autovalutazione dovrebbe auspicabilmente essere effettuata in un lavoro d’équipe da tutto il personale che compone un’unità operativa e comprendere sia i singoli criteri che una dimensione complessiva.
Destinato agli operatori delle Unità Neurovascolari (Stroke Unit o Centri Ictus), il Manuale valuta la loro conoscenza in merito ai corretti metodi e alle tecniche comunicative interpersonali. Oltre a perfezionare la comunicazione degli operatori sanitari, obiettivo del documento è anche rendere le persone con ictus e le loro famiglie maggiormente consapevoli del percorso del processo assistenziale e delle loro capacità di gestire la situazione e rivolgersi ai servizi sanitari; informarle di quanto accade all’organismo per limitare i danni somatici e psichici della patologia e, infine, accettare la malattia con una maggiore consapevolezza, per poter affrontare paure e aspettative che la nuova condizione di salute comporta.
“L’ictus è una patologia acuta che richiede un’assistenza tempestiva e appropriata, ma è altrettanto importante considerare l’impatto emotivo che questa condizione può avere su chi ne è stato colpito e sull’intero nucleo familiare”, afferma il prof. Mauro Silvestrini, presidente dell’Italian Stroke Association ISA-IIA. “Questa modalità di comunicazione è fondamentale per il processo di guarigione e di recupero. Gli operatori sanitari devono essere in grado di rapportarsi in modo chiaro ed efficace con i propri assistiti, di ascoltarli attentamente e di rispondere alle loro domande e preoccupazioni. Alcuni possono anche manifestare difficoltà nell’esprimersi o nel comprendere il linguaggio parlato a causa dei deficit neurologici derivanti dall’ictus stesso. È dunque fondamentale che gli operatori sanitari sviluppino competenze specializzate nella comunicazione alternativa e aumentativa, conoscenze che migliorano la comunicazione con persone con bisogni comunicativi complessi. Un altro aspetto cruciale – conclude – è la comunicazione empatica e sensibile, che consente agli operatori sanitari di comprendere e riconoscere le sfide e le emozioni che le persone con ictus e i loro familiari possono sperimentare durante il percorso di cura.”