I dati dello studio di fase 3 Imroz hanno dimostrato che isatuximab, in combinazione con lo standard di cura bortezomib, lenalidomide e desametasone (VRd) seguito da isatuximab-Rd (regime Imroz), ha ridotto significativamente il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto a VRd seguito da Rd, in pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi, non eleggibili al trapianto. Imroz è il primo studio di fase 3 a livello mondiale su un anticorpo monoclonale anti-CD38 in combinazione con lo standard di cura VRd a migliorare significativamente la PFS e a mostrare risposte profonde in questa popolazione di pazienti che spesso hanno una prognosi non soddisfacente. I risultati sono stati condivisi in una presentazione orale all’Annual Meeting dell’American Society of Clinical Oncology ASCO, e pubblicati sul New England Journal of Medicine. L’uso di isatuximab in combinazione con VRd nei pazienti NDMM non eleggibili al trapianto è sperimentale e non è stato ancora valutato da alcuna autorità regolatoria.
“I risultati dello studio Imroz, che confrontano isatuximab in combinazione con VRd rispetto al solo regime VRd, confermano il potenziale di isatuximab come nuovo caposaldo nel trattamento del mieloma multiplo di nuova diagnosi”, dichiara il prof. Michele Cavo, direttore dell’UOC di Ematologia Seragnoli – IRCCS AOU Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, Università degli Studi di Bologna, principal investigator di Imroz per l’Italia. “I dati mostrano infatti un significativo vantaggio in termini di sopravvivenza libera da progressione di malattia in pazienti non eleggibili al trapianto. Questo beneficio ottenuto nella prima linea di terapia contribuisce al potenziale miglioramento globale degli esiti a lungo termine di una malattia curabile ma ancora non guaribile e con una elevata probabilità di discontinuazione nelle linee di trattamento successive alla prima.”