Neonati prematuri, Orfeo: “Favorire il contatto pelle a pelle anche per facilitare l’avvio dell’allattamento materno”

L’Abbraccio di un Genitore: una Terapia Potente. Sostenere il Contatto Pelle a Pelle Fin dal Momento della Nascita è il tema della Giornata Mondiale della Prematurità 2022, che ricorre il 17 novembre, e della campagna di sensibilizzazione della Fondazione Europea per la cura dei Neonati Pretermine EFCNI, che pone l’accento proprio su uno degli aspetti fondamentali della cura del neonato prematuro, appunto il contatto con i genitori. In occasione della giornata, la Società Italiana di Neonatologia SIN ribadisce, insieme a Vivere Onlus Coordinamento Nazionale delle Associazioni per la Neonatologia, l’importanza di attenzionare opinione pubblica e decisori istituzionali su una problematica spesso sottovalutata, ma che ogni anno coinvolge nel nostro Paese circa 30mila bambini. I prematuri sono bambini che nascono prima della 37ma settimana di gestazione, e l’immaturità dei vari organi (polmoni, cervello, intestino, cuore), è tanto più grave, quanto più il parto avviene in anticipo. Fragili, ma allo stesso tempo forti e tenaci, non sono ancora pronti ad adattarsi da soli alla vita fuori dal grembo materno; richiedono assistenza e cure dedicate nei reparti di Terapia Intensiva Neonatale, con personale medico e infermieristico altamente specializzato, le più moderne attrezzature e la vicinanza dei genitori.

“Per garantire la sopravvivenza ed una buona qualità di vita ai neonati prematuri, occorrono ospedali attrezzati, personale specializzato ed attento alle esigenze, non solo del neonato, ma di tutta la famiglia. I genitori devono poter stare con il loro bambino 24 ore su 24, per il loro benessere fisico e psicologico, per nutrire il legame familiare che sta nascendo e per alleviare, anche con il calore di un abbraccio, il peso di un evento inaspettato, come quello della prematurità”, dichiara il dott. Luigi Orfeo, presidente SIN. “È necessario, inoltre, favorire il contatto pelle a pelle, anche allo scopo di facilitare l’avvio dell’allattamento materno e coinvolgere la famiglia in ogni fase del ricovero, fino alle dimissioni ed anche oltre. Ma per fare questo c’è bisogno di un sistema strutturato e di un lavoro in sinergia, tra personale sanitario, istituzioni e famiglie. Una vera e propria missione che noi neonatologi portiamo avanti da sempre e per la quale lavoriamo tutti i giorni, dentro e fuori i nostri reparti.”

Gli effetti positivi a breve e lungo termine delle cure individualizzate centrate sul nucleo familiare dei piccoli prematuri sono ormai noti. Quando i neonati ricoverati in TIN vengono separati dai propri genitori – spiegano gli esperti SIN – diviene difficile per le mamme e i papà assumere il ruolo di caregiver primari. Tra i principali benefici della vicinanza dei genitori – una risorsa per lo sviluppo del neonato prematuro – si evidenziano la riduzione della durata del ricovero ospedaliero e del tasso di complicanze mediche; il miglioramento della regolazione del sonno e della gestione del dolore e dello stress, sia del piccolo che dei genitori; il miglioramento dell’outcome relativo allo sviluppo del bambino e della qualità della vita nel corso dell’infanzia; l’aumento della kangaroo care e dell’allattamento al seno.

Per questo la SIN ha pensato a un percorso di “coinvolgimento attivo dei genitori”, che consenta loro di acquisire competenze e conoscenze tecniche, comfort emotivo e fiducia nella cura del proprio bambino, durante il ricovero, fino al momento della dimissione. La dimissione di un neonato dopo l’esperienza in Terapia Intensiva Neonatale è sempre un momento di grande felicità, ma anche di paura, dubbi ed incertezze per i genitori, che si ritrovano a gestire una situazione nuova, senza il sostegno ricevuto fino a quel momento in ospedale. L’équipe multidisciplinare che si prende cura della triade neonato/genitori con sensibilità e conoscenza ha il compito di modulare, ricalibrare e individualizzare continuamente gli interventi assistenziali, con l’obiettivo di accompagnare, in un percorso abilitativo, la famiglia, fino al ritorno a casa. All’inizio, gli operatori sono maggiormente coinvolti nelle cure del neonato, mentre verso la dimissione i genitori sono in grado di agire in autonomia, supportati dall’équipe.