Il 3 dicembre ricorre la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, che promuove l’uguaglianza in tutti i settori della società avendo come impegno primario il superamento delle barriere fisiche, cognitive, sensoriali e culturali. In occasione di questa ricorrenza condividiamo la storia di Asja, una giovane di 23 anni affetta da sindrome di Down che ha conseguito la Laurea in Scienze Motorie e Sportive, e che nella propria tesi ha ricordato e ringraziato il prof. Giorgio Albertini, promotore e fondatore del Reparto Pediatrico dell’IRCCS San Raffaele di Roma, scomparso nel 2017. Nella tesi dal titolo Gli Effetti dello Stress Cognitivo e dell’Intelligenza Emotiva sulla Pratica Sportiva: Regolazione e Performance, Asja ha infatti onorato la memoria del professore, riportando nei ringraziamenti una sua celebre frase: “Affermerò per tutta la mia vita con estrema forza e convinzione che ogni ragazzo, con una disabilità fisica o mentale che sia, ha tutto il diritto di raggiungere il massimo delle sue possibilità perché non esistono risultati impossibili per definizione”. Asja e i suoi genitori hanno incontrato il prof. Albertini quando lei aveva 1 anno. Spronandoli fin da subito a intraprendere tante attività, da semplice terapia per la socializzazione e pratica di acquisizione di capacità spazio-temporali nel movimento lo sport è presto divenuto per Asja una vera e propria passione: è sempre grazie a lui che Asja può vantare anche la partecipazione ai Campionati Mondiali FIDS – Federazione Italiana Danza Sportiva, per i quali è stata infatti convocata dalla Nazionale Italiana. La ginnastica è la sua grande passione ormai da anni, gareggiando a livello agonistico con la GAF Ginnastica Artistica Femminile regionale nella categoria dei normodotati, oltre a essere presente nei Campionati Nazionali con la Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali FISDIR. “Un vero e proprio mentore a 360°. Aveva un ruolo che andava oltre la sfera medica; lo potevamo tranquillamente definire uno di famiglia. Lui anticipava anche le mosse e i pensieri. Ridendo, sorridendo, senza essere mai arrabbiato; sempre con quell’ironia e quella bontà d’animo che gli era propria”, dice Caterina, mamma di Asja, del prof. Albertini. “A lui dobbiamo la pianificazione di una vita che forse con i nostri paletti mentali avremmo affrontato sicuramente in modo diverso. Non ha mai illuso nessuno sulle problematiche dei figli. Però, laddove vedeva uno spiraglio, per lui quello spiraglio andava coltivato. Oggi Asja ha 23 anni e anche se non è più in età pediatrica, non appena arriviamo a Roma facciamo sempre una visita al San Raffaele, perché per noi è stata casa. Non per modo di dire: è stata casa veramente.”
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