La neovascolarizzazione coroideale (CNV) è una patologia oculare causata dalla crescita anomala di vasi sanguigni sotto la retina, con conseguenti disturbi della vista. La condizione può verificarsi rapidamente ed è una delle principali cause di perdita della vista, poiché genera sintomi quali distorsione visiva, disturbi cromatici, perdita parziale della vista o presenza di un punto cieco nel campo visivo. Ebbene, per questa patologia, pericolosa per la vista, da oggi c’è una nuova possibilità di cura. La Commissione Europea ha infatti approvato un’ulteriore indicazione per Lucentis® (ranibizumab) nel trattamento di pazienti con compromissione visiva causata da neovascolarizzazione coroideale (CNV), associata a cause diverse dalla degenerazione maculare neovascolare correlata all’età (nAMD), o dalla CNV miopica. Con questa approvazione, ranibizumab diventa il primo trattamento della retina approvato per queste patologie, soddisfacendo un importante bisogno medico. Ranibizumab offre per la prima volta a medici e pazienti un trattamento per l’intera gamma di indicazioni correlate alla CNV. Ranibizumab è un frammento di anticorpo terapeutico umanizzato concepito per bloccare tutte le forme biologicamente attive del fattore A di crescita endoteliale vascolare (VEGF-A).
La CNV è in genere associata a degenerazione maculare senile (“umida”) neovascolare e a miopia patologica, ma può verificarsi anche in associazione a molte altre patologie, inclusa uveite, corioretinopatia sierosa centrale, strie angioidi, traumi e distrofie retiniche o maculari, e senza alcuna causa apparente (CNV idiopatica). “Lo studio MINERVA ha dimostrato l’efficacia di ranibizumab nel trattamento della neovascolarizzazione coroideale (CNV) secondaria a cause diverse rispetto alla degenerazione maculare legata all’età e alla miopia”, dichiara Paolo Lanzetta, Direttore Clinica oculistica, Università di Udine, che ha attivamente partecipato al trial clinico. “Sebbene ad incidenza più rara, questo tipo di CNV colpisce pazienti giovani e in età lavorativa con gravi conseguenze sulla vista e sulla qualità della vita. I risultati dello studio mostrano chiaramente da un lato l’efficacia di ranibizumab in questa serie di patologie associate a CNV e dall’altro la necessità di un trattamento il più possibile precoce al fine di ottenere i migliori effetti sull’acuità visiva dei pazienti. Ci auguriamo – conclude Lanzetta – che presto ranibizumab sia disponibile anche per questa nuova indicazione.”