Nuove terapie per le metastasi epatiche da tumore della mammella e del colon

Guerra dichiarata dall’Istituto Tumori di Bari Giovanni Paolo II ai tumori della mammella, del colon-retto, oltre che alle neoplasie epatiche. Lo scontro, iniziato già da qualche anno, sta portando i primi risultati incoraggianti grazie all’impiego di due tecniche innovatice: il Port intra-arterioso epatico e la Radioembolizzazione. Dopo la fase di sperimentazione, primi importanti risultati sono stati esposti in occasione dell’audit dal titolo “Nuove Terapie Intra-arteriose Epatiche: Terapia Radiometabolica con Ittrio 90 e Chemioterapie Integrate” recentemente svoltosi presso l’Istituto tumori di Bari. “L’innovatività delle terapie messe in campo dall’Istituto tumori rispetto al resto d’Italia e i brillanti risultati di cui già possiamo fregiarci rendono onore al lavoro di una équipe mutidisciplinare e multiprofessionale al servizio del paziente oncologico”, spiega Agnese Maria Fioretti, referente qualità dell’unità di Cardiologia e responsabile scientifico della tavola rotonda.

Il Port Intra-arterioso Epatico

“Si tratta dell’impianto interno all’organismo di un dispositivo intrarterioso stabile, dall’inguine fino al fegato: una tecnica utilizzata in Italia solo dall’IRCCS barese”, spiega Cosmo Damiano Gadaleta, direttore dell’unità di Oncologia Interventistica e Medica integrata. “Attraverso un buchino della pelle di due millimetri si dà corso a un intervento che può durare anche quattro ore navigando nei vasi sanguigni con l’ausilio della guida dei raggiX (angiografia). Quindi, giunti in prossimità del fegato chiudiamo con dei ‘tappini’, cioè piccoli emboli metallici, le arterie collaterali extraepatiche che originano dall’asse vascolare comune diretto al fegato e agli organi vicini, affinché non siano intaccati dal chemioterapico gli organi sani, venendosi così a creare un’unica strada percorribile dal farmaco che va direttamente e esclusivamente dall’aorta al fegato. Questa metodologia di cura puramente chimica, consistente nell’iniezione del chemioterapico per mezzo di una pompa elettronica esterna collegata con un aghetto transcutaneo, a goccia lenta e prolungata nel tempo, permette di ottenere alte concentrazioni solo nel fegato, evitando gli effetti collaterali di tossicità generale che troppo spesso funestano il paziente.”

La Radioembolizzazione

Quando le metastasi epatiche, sia da cancro del colon-retto sia da cancro della mammella, a causa del loro numero e della loro grandezza non possono essere asportate o non si può intervenire con ablazione, la via d’uscita è rappresentata da elevate dosi di radiazioni direttamente all’interno dell’organo ammalato, riducendo al minimo il rischio di danni ai tessuti sani circostanti. “In entrambe le metodologie – commenta Gadaleta – l’approccio è rigorosamente multispecialistico perché mette insieme molte competenze: radiologo interventista, oncologo medico, fisico medico, cardiologo, anestesista, medico nucleare, tecnico radiologo specializzato e infermiere specializzato. Il fatto che l’istituto di Bari sia riuscito a ‘accreditarsi’ e a chiamare a raccolta più specialisti per la cura del cancro al fegato, non può che rappresentare un faro che illumina le speranze dei pazienti.”