Obesità. “Patologia complessa e non sempre conseguenza di eccessi alimentari o stili di vita scorretti”

L’85% degli Italiani considera l’obesità una patologia complessa, associata a molteplici cause (genetiche, endocrino-metaboliche, ambientali, comportamentali) e non semplicemente una conseguenza di alimentazione e stili di vita scorretti. Il 73% la ritiene una delle malattie più diffuse e una delle principali cause di mortalità. Circa la metà degli Italiani (49%) è consapevole che l’obesità è una malattia cronica e un fattore di rischio per altre patologie; meno di 1/3 (29%) la reputa conseguenza di cattive abitudini e solo il 4% un mero problema estetico. Sono alcuni dei dati che emergono dal documento Obesità in Italia. Percezioni, Costi e Sfide per il Futuro, realizzato da IPSOS, I-COM e Università del Piemonte Orientale UPO, con il contributo di Lilly, presentato nei giorni scorsi a Venezia nel corso dell’evento Obesità: Percezioni, Ostacoli e Strategie – Il Modello Italia tra Scienza e Politica, a margine del Congresso Europeo sull’Obesità ECO 2024. L’obiettivo è stato quello di approfondire l’impatto socio-sanitario ed economico dell’obesità in Italia, l’evoluzione normativa nazionale sul tema e fotografare la percezione da parte dei cittadini e delle Istituzioni di questa patologia per definire raccomandazioni volte a contrastare l’obesità. L’obesità è infatti una delle principali sfide sanitarie globali, con tassi di crescita e impatti tanto allarmanti da portare l’Organizzazione Mondiale della Sanità a coniare il termine Globesità. Il fenomeno è in sensibile aumento e riguarda più dell’11% della popolazione, mentre il 33% dei cittadini risulta in sovrappeso. Si tratta di un problema sociale e sanitario in rapida e costante crescita, specie nei Paesi a medio-alto reddito. Nel mondo 1miliardo di persone convive con l’obesità; le proiezioni ipotizzano che nel 2035 metà della popolazione mondiale ne sarà affetta. In Europa, secondo il report Oms 2022, più di 1 adulto su 2 e più di 1 bambino su 3 convivono con sovrappeso o obesità. Almeno 2,8milioni di adulti muoiono ogni anno a causa di questa patologia e delle sue conseguenze, senza contare che essa è causa di morte prematura e collegata ad almeno 200 complicanze, tra cui diabete di tipo 2, tumori, ipertensione, dislipidemia, malattia coronarica e apnee ostruttive. Comparati a soggetti normopeso, gli individui con obesità hanno 12 volte il rischio di sviluppare 4 o più malattie correlate.

Nonostante i numeri e la minaccia crescente che rappresenta per la sostenibilità socio-sanitaria ed economica del Paese, per molto tempo l’obesità non è stata riconosciuta come una patologia prioritaria nelle agende politiche. “L’obesità in termini di impatto clinico e spesa medica per il trattamento, rappresenta una sfida che se non affrontata finirà per condizionare le generazioni future con importanti ricadute negative sulla società e sul Servizio Sanitario Nazionale”, dichiara Umberto Agrimi, direttore del Dipartimento Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità Pubblica Veterinaria dell’Iss. “Si prevede che l’impatto economico dell’obesità raggiungerà, in media, l’8,4% della spesa sanitaria totale nei Paesi OCSE nel 2050. I costi sanitari diretti dell’obesità, secondo la European Health Interview Survey EHIS, si attestano tra il 2,4% e il 4,8% della spesa sanitaria complessiva nei Paesi ad alto reddito. In Italia i costi totali ammontano a 13,34miliardi di euro nel 2020 (0,8% del PIL), di cui 59% di costi sanitari diretti e 41% di costi indiretti, con un contributo simile imputabile ad assenteismo e presenteismo e conseguente perdita di produttività. Il costo medio dei farmaci per le persone in sovrappeso o obese rispettivamente è da 2 a 2,5 volte superiore al costo sostenuto per persone normopeso. Il costo medio annuo di una persona con obesità ammonta a 1.166.52 euro. L’obesità ha quindi un peso economico significativo e comporta un aumentato ricorso a beni e servizi sanitari; inoltre – continua – l’obesità comporta un pesante costo individuale in termini di deterioramento della qualità di vita.”

L’indagine rileva che il 72% degli italiani attribuisce un grado di responsabilità alle Istituzioni per il vuoto legislativo presente, e il 42% riconosce responsabilità imputabili anche ai Medici.