“Tra le cause più comuni dell’occhio secco […] ci sono l’invecchiamento e le variazioni ormonali. È per questo che le donne in gravidanza o in menopausa rappresentano il gruppo più numeroso tra i pazienti che soffrono di questa sindrome”, afferma il dott. Luigi Marino, referente AIMO per Regione Lombardia, in occasione di un incontro sul tema svoltosi nell’ambito del XIII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Medici Oculisti, organizzato per la prima volta congiuntamente alla Società Italiana di Scienze Oftalmologiche SISO. Tra gli altri fattori che concorrono all’evoluzione dell’occhio secco, anche fattori ambientali, patologie sistemiche e locali o farmaci. Ma cosa si intende esattamente con il termine dry eye? “Una serie di condizioni patologiche che causano la formazione di aree corneali o congiuntivali secche, asciutte (dry spots), conseguenti ad una insufficiente lubrificazione della superficie oculare”, spiega Marino. “Spesso il dry eye viene confuso con una congiuntivite; è quindi molto importante che sia formulata una diagnosi corretta, e per una perfetta diagnosi ci vuole il medico oculista.”
“Di fatto con l’invecchiamento si riduce il bisogno di bere; la pelle diventa rugosa e le palpebre lasse modificano la regolare forma ed architettura palpebrale”, prosegue. “Inoltre, con il tempo, le patologie palpebrali modificano i dotti e alterano la produzione ghiandolare di Meibomio. Si avranno così lacrime con un ridotto contenuto di lipidi, che porteranno ad una rapida e precoce evaporazione della parte acquosa del film lacrimale, creando una condizione di squilibrio nelle lacrime e la sindrome da disfunzione del film lacrimale, appunto l’occhio secco. Quanto alle variazioni ormonali, invece, alcuni ormoni (gli androgeni) stimolano la produzione di lacrime. Per questo variazioni di livelli ormonali possono ridurre la normale produzione di lacrime. Stati fisiologici come la gravidanza e il ciclo mestruale influiscono sulla produzione di lacrime. Infatti, in menopausa si hanno quadri clinici oculari davvero drammatici. È dunque abbastanza intuitivo capire perché l’occhio secco e tutte le patologie connesse siano così comuni dopo i 50 anni, soprattutto se si è donna.”
“L’uso – ma soprattutto l’abuso – di lenti a contatto concorre al provocare una sindrome da disfunzione del film lacrimale”, continua. “Questo succede specialmente quando non si impiegano lenti a contatto ‘usa e getta’ o giornaliere e per la corretta e necessaria igiene si impiegano soluzioni conservanti ricche di sostanze a lungo andare dannose. Farmaci sistemici che hanno come effetto collaterale un ‘occhio secco’ sono invece gli ansiolitici, i sedativi, gli antidepressivi, gli antistaminici, i decongestionanti nasali, i contraccettivi orali o i diuretici. Diversi studi internazionali, infine, confermano che l’uso prolungato di un monitor, ma anche di un semplice smartphone o tablet, provoca la manifestazione di disturbi oculari come bruciore, arrossamento, lacrimazione, sensazione di secchezza oculare, fastidio alla luce, senso di affaticamento e annebbiamenti visivi transitori.”
Hanno preso inoltre parte al Congresso anche alcuni esperti internazionali, che riuniti in una tavola rotonda hanno cercato di formulare delle Linee guida “semplici ma precise” sulla malattia: “L’occhio secco è una patologia multifattoriale piuttosto complessa, perché può avere molte sfaccettature e spesso non è facile impostare la giusta terapia”, dichiara la dott.ssa Romina Fasciani, dirigente medico presso il Policlinico A. Gemelli UCSC di Roma, membro del Consiglio Direttivo AIMO. “Molti oculisti pensano che sia sufficiente gestire questa sindrome con le lacrime artificiali, ma non è così scontato e il tema è in realtà molto più complesso. Per questo sarebbero necessarie delle indicazioni chiare su come orientarsi in un panorama complicato come quello dell’occhio secco. L’obiettivo della nostra tavola rotonda, allora, è proprio quello di riuscire ad elaborare delle Linee guida sul dry eye, cioè un documento condiviso che abbia un consenso il più largo possibile e sia naturalmente aperto, oltre che ai soci di AIMO e SISO, anche a tutta la popolazione oftalmologica italiana.”
“Per il trattamento dell’occhio secco sono a disposizione 2 nuove tecnologie”, dichiara il dott. Carlo Orione, socio fondatore AIMO e referente dell’Associazione per la Regione Piemonte. “La prima è il Jett plasma, una nuovissima tecnologia che con un elettrodo d’oro decheratinizza il bordo palpebrale riaprendo le ghiandole, e con uno d’argento le svuota dal Meibum solido e ripolarizza le cellule ghiandolari riattivandole. Utilizzando un elettrodo d’argento si agisce invece sulle ghiandole di Meibomio con tre risultati: il primo, si porta la temperatura a 45 °C sciogliendo il Meibum; il secondo, si inducono cambiamenti di polarità della membrana cellulare ionizzandole e migliorando così l’interscambio metabolico; il terzo è che solitamente le cellule hanno una carica negativa all’interno della loro membrana, per cui l’invecchiamento causa una distribuzione irregolare delle cariche elettriche con perdita del potenziale di membrana e altera i canali del sodio e del potassio, perdendo la sua capacità di assimilare sostanze nutritive. Stimolando quindi la depolarizzazione di membrana si ha una successiva ripolarizzazione con un aumento di perfusione sanguigna delle ghiandole che riprendono a produrre un Meibum oleoso. La seconda tecnologia – prosegue Orione – è la Dry Eye Dual System, l’unico strumento che permette di utilizzare contemporaneamente 2 tecnologie, e la novità è quella di usarla direttamente. La luce pulsata si utilizza anche per l’epilazione, ed è proprio per quello che si è iniziato ad utilizzarla indirettamente per evitare il contatto sulle ciglia; ma se noi utilizziamo i filtri a 530 micron siamo sicuri di non danneggiare il bulbo pilifero, che si trova a 640 micron di profondità. Importantissima in questo senso è la protezione dell’occhio con appositi gusci colorati o meglio ancora neri. La IPL causa dunque la riduzione dei vasi sanguigni teleangectasici, che rilasciano fattori infiammatori all’occhio (citochine e chemochine): se chiudiamo le teleangectasie, il ciclo infiammatorio si riduce. La IPL inibisce quindi le citochine, che vengono rilasciate dai neovasi ed infiammano le GHM, e opprime l’attività delle metalloproteinasi, una famiglia di enzimi la cui funzione principale è la degradazione delle proteine della matrice extracellulare. È stato dimostrato, tramite biopsia, che l’IPL riduce ‘drasticamente’ il Demodex e sembra che l’IPL agisca danneggiandone la membrana citoplasmatica. Nel 2019, infine, è stato pubblicato un lavoro su The Ocular Surface, che dimostra come i neuroattivatori possano stimolare la ghiandola lacrimale e le ghiandole del Meibomio. Ed è per questo motivo – conclude – che abbinando la radiofrequenza alla luce pulsata il risultato è migliore.”