È una donna bergamasca di 55 anni la ricevente del trapianto di fegato numero 2mila della storia dell’Ospedale di Bergamo, effettuato sabato 29 luglio 2023. Dopo l’intervento, la paziente è stata trasferita in Terapia Intensiva in buone condizioni; il decorso post operatorio è regolare. La donna, che in passato aveva subìto un precedente trapianto, aveva sviluppato una insufficienza dell’organo e in aprile era stata ricoverata presso il Papa Giovanni XXIII, in attesa di un organo da donatore. La disponibilità è arrivata da un donatore deceduto in Grecia. Una Convenzione Bilaterale tra i 2 Paesi prevede infatti che gli organi dei donatori non utilizzati nel in Grecia possano essere destinati a pazienti italiani in attesa di trapianto. Il prelievo è stato eseguito dagli specializzandi Arianna Trizzino e Lorenzo Macone, che nella notte di venerdì hanno trasportato l’organo in volo. L’intervento di trapianto è iniziato alle ore 08:20 e si è concluso dopo 7,5 ore. In sala operatoria, al Papa Giovanni, Michele Colledan, primo operatore; lo specializzando Stefano Agnesi, gli anestesisti Ester Clemenza e Micol Maffioletti; gli strumentisti Mattia Sana e Federica Personeni; gli infermieri Valeria Brignoli, Cristiana De Pirro, Viviani Letizia; le tutor anestesiste Ester Mulas e Barbara Rasella. Il coordinamento dei tempi tra il donatore e il ricevente è stato curato, di notte, dall’infermiera Michela Bassetti, che fa parte del gruppo seguito dall’Unità Coordinamento Prelievo e Trapianto d’Organo, di cui è responsabile Sergio Vedovati; in mattinata, dalla chirurga dei trapianti Annalisa Amaduzzi. Subito dopo l’intervento la donna è stata ricoverata in Anestesia e Rianimazione 3, diretta da Fabrizio Fabretti; è stata poi trasferita in reparto ordinario nella Gastroenterologia 1 – Epatologia e Trapiantologia, diretta da Stefano Fagiuoli.
“È un altro traguardo che il nostro programma trapianti raggiunge”, dichiara Michele Colledan, direttore del Dipartimento Insufficienza d’Organo e Trapianti. “Il traguardo dei 2mila trapianti di fegato è stato abbondantemente superato da altri Centri, che però avevano iniziato oltre 10 anni prima di noi. La numerosità della casistica è l’espressione di un atteggiamento sempre dinamico del nostro gruppo chirurgico e di quelli anestesiologico ed infermieristico ma anche delle componenti mediche specifiche di organo. Più in generale, esprime la grande efficienza di tutto l’ospedale, dal laboratorio analisi, alla farmacia, al centro trasfusionale, solo per citarne alcuni, ma anche della componente amministrativa. Come in tutte le attività umane – continua – anche per la Chirurgia è ben dimostrato il rapporto diretto tra volume di attività e qualità dei risultati. Un’altra tappa di questa grande avventura iniziata nel 1997 a Bergamo dal nostro gruppo, allora diretto da Bruno Gridelli. Credo di essere stato molto fortunato, professionalmente a parteciparvi fin dall’inizio.”
Il programma di trapianti di fegato è iniziata al Papa Giovanni XXIII nel 1997. Sono 91 i trapianti eseguiti nel 2022, su adulti e bambini. Un volume di attività che pone la struttura tra i centri più attivi a livello europeo. In Italia, quello di Bergamo è il 5° centro in assoluto per trapianti eseguiti, e rientra tra i 6 che insieme realizzano oltre il 53% del totale dei trapianti (11.827 su 22.174 tra il 2000 e il 2020). Per garantire ai pazienti maggiori possibilità di accedere al trapianto e limitare la mortalità in lista d’attesa, da diversi anni a Bergamo sono state introdotte strategie per sfruttare al meglio gli organi disponibili. È il centro con la maggiore esperienza al mondo sulla tecnica split liver, che prevede la divisione del fegato del donatore in 2 parti di dimensioni in genere differenti, per realizzare un doppio trapianto, su un bambino e su un adulto. L’ospedale di Bergamo è l’unico centro in Regione Lombardia identificato per l’esecuzione di trapianti di fegato in pazienti HIV positivi. È inoltre disponibile l’opzione di trapianto da donatore vivente.
“Quest’anno tutti i trapianti che eseguiamo hanno visto un incremento senza precedenti”, afferma Colledan. “Siamo al 70° trapianto di fegato dall’inizio dell’anno, con una proiezione attorno ai 120, circa il 30% in più dell’anno scorso. Finora il ‘picco’ era stato di 99 trapianti in 1 anno. L’incremento è dovuto prevalentemente ad un forte impulso che la Regione Lombardia è riuscita ad imprimere alle donazioni, creando così più occasioni che siamo stati in grado di sfruttare. Il nostro ospedale è comunque sempre ai vertici regionali e nazionali per reperimento di donatori.”
“L’attività trapiantologica è un ottimo indicatore della qualità globale di una struttura sanitaria”, commenta Stefano Fagiuoli, professore di Gastroenterologia all’Università Milano Bicocca, direttore del Dipartimento di Medicina e della Gastroenterologia 1 – Epatologia e Trapiantologia. “Per ogni percorso trapiantologico, per la preparazione dei candidati, l’organizzazione e l’attuazione dell’intervento, la gestione post-operatoria intensiva e la degenza pre-dimissione, di fatto non c’è struttura sanitaria, amministrativa o logistica che non sia attivamente coinvolta in una o più fasi. E si conferma come l’attività trapiantologica abbia introdotto e continui a consolidare il principio del lavoro in team, che rappresenta la vera arma vincente della Medicina moderna”, afferma. “L’attività di trapianti per la Gastroenterologia dell’ospedale di Bergamo è stata brillantemente avviata dal prof. Mario Strazzabosco. Oggi è una straordinaria emozione sapere di svolgere il proprio lavoro circondato e sostenuto da un fenomenale capitale umano e tecnico, quale quello del Papa Giovanni XXIII.”
Ogni anno sono oltre 30 i trapianti di fegato pediatrici realizzati presso la struttura. Negli ultimi 20 anni, sono stati 650 i trapianti pediatrici di fegato, vale a dire circa la metà di quelli eseguiti in Italia (1.316 trapianti in 5 Centri attivi). A seguire i pazienti in età pediatrica sono gli specialisti della Epatologia e Gastroenterologia Pediatrica e dei Trapianti. L’Unità diretta da Michela Bravi è parte della Pediatria, diretta da Lorenzo D’Antiga: “Per quanto riguarda i trapianti, il nostro Centro ha dimostrato come sia importante coniugare la cura dei pazienti adulti a quella dei pazienti pediatrici con insufficienza d’organo i quali, nonostante delle evidenti differenze, spesso richiedono competenze specialistiche simili ma poco disponibili nel panorama assistenziale sanitario del nostro paese e di molti altri paesi europei che si rivolgono al Papa Giovanni”, dichiara. “A Bergamo questo è stato possibile grazie a Michele Colledan, uno dei pochi chirurghi al mondo in grado di eseguire tutti i trapianti d’organo sia nell’adulto che nel bambino.”
“L’ospedale di Bergamo trova la sua forza nel contesto multidisciplinare di un grande Ospedale generalista, con specializzazione pediatrica e orientato alla ricerca”, dichiara Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’ASST. “Un valore aggiunto che permette al Papa Giovanni XXIII di prendersi cura di tutte le condizioni patologiche del fegato del bambino e dell’adulto, ponendosi come una delle pochissime realtà italiane in grado di trattare pazienti di tutte l’età e conferendo al Centro trapianti di fegato di Bergamo un profilo di primo piano nel panorama internazionale.”
“Il nostro ospedale dimostra ancora una volta di essere in grado di raggiungere traguardi importanti proseguendo nel solco di una tradizione clinica costruita con passione, impegno, sacrificio e dedizione anche nei momenti più difficili”, afferma Maria Beatrice Stasi, direttore generale. “Mi sembra ieri quando a fine 2019 abbiamo festeggiato 20 anni dal primo trapianto di fegato all’ospedale di Bergamo su un paziente adulto. E in pieno Covid-19 abbiamo raggiunto il traguardo dei 1.000 trapianti di cuore. Sono centinaia i professionisti dell’ospedale che contribuiscono a tradurre in speranza di vita il gesto altruistico di chi dona i suoi organi. Preziosa è anche la rete di Regione Lombardia, che ha tra i suoi obiettivi strategici la rete organizzativa dei trapianti e la sensibilizzazione verso i cittadini sul tema delle donazioni. Questo impegno unitamente a quello delle preziose associazioni – conclude – permette a ospedali come il nostro di contribuire a una riduzione dell’attesa in lista per un trapianto, a beneficio dei pazienti da ogni parte d’Italia.”