
Secondo il Libro Bianco della Gastroenterologia pubblicato recentemente dalla United European Gastroenterology UEG, di cui AIGO figura tra i 44 rappresentanti nazionali, le malattie dell’apparato digerente sono in crescita e con loro l’impatto sulla spesa pubblica. Per questo è innanzitutto necessario adottare una prevenzione primaria senza attendere che le malattie insorgano, e dunque stili di vita sani, con particolare riguardo all’alimentazione, riducendo o abolendo gli alcolici. Come prevenzione secondaria è giusto invece partecipare soprattutto agli screening del tumore del colon-retto, perché, se diagnosticato in tempo, si hanno degli ottimi risultati di sopravvivenza e anche di guarigione. AIGO – Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, che raccoglie 2mila specialisti in tutte le Regioni italiane – in occasione del corso nazionale La Gastroenterologia Predittiva e di Precisione, recentemente svoltosi a Trieste, sottolinea come le malattie digestive siano estremamente comuni in Europa: nel decennio 2000-2019 si è assistito a un incremento del +17% dei nuovi casi, del +20% per quanto riguarda i decessi e del +22% del numero complessivo di patologie.
Dal 2000 si è assistito ad un progressivo incremento delle malattie croniche di fegato, pancreas, reflusso gastroesofageo e dei tumori dell’apparato digerente, che da soli costituiscono 1/3 di tutte le morti per cancro. La prevenzione primaria è la forma fondamentale di cura, ma ulteriore beneficio può essere raggiunto incrementando le attività di prevenzione secondaria come lo screening del cancro del colon-retto e diffondendo la ricerca dell’infezione da Helicobacter Pylori. Dagli studi recentemente illustrati nel corso del simposio, emerge che un importante contributo nella prevenzione e nella cura di alcune neoplasie dell’apparato digerente è offerto oggi da nuovi studi sull’assetto genetico dei tumori e sull’importanza di un approccio personalizzato. Tali studi consentono infatti di caratterizzare e diversificare, a seconda delle mutazioni riscontrate, diverse tipologie di tumore che possono rispondere meglio alle terapie oncologiche migliorando così le probabilità di guarigione. In altri termini, non tutti i pazienti con lo stesso tumore sono uguali ed è quindi possibile personalizzare la terapia in rapporto all’assetto mutazionale riscontrato, con farmaci diretti (come ad esempio l’immunoterapia) contro bersagli specifici della neoplasia, che agiscono in modo mirato contro il tumore.
Interessanti prospettive di ricerca si stanno aprendo anche per il tumore del pancreas, per esempio identificando la proteina responsabile della metastatizzazione, contro cui potrebbero in futuro svilupparsi anticorpi specifici che possano bloccare la migrazione delle cellule tumorali verso altri organi. “L’incidenza e la mortalità per età del cancro al fegato e al pancreas sono aumentate anche in Italia e seguono il trend degli altri Paesi dell’area mediterranea”, dichiara Fabio Monica, past president AIGO, direttore della Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina a Trieste. “La riduzione dell’aspettativa di vita è principalmente dovuta al cancro del colon-retto, pancreas, stomaco e fegato. Il consumo di alcol, l’obesità, lo stile di vita sono stati identificati come i principali fattori di rischio. Le neoplasie digestive costituiscono circa il 34% di tutte le morti per cancro in Europa (maschi e femmine).
“Il peso sanitario economico e sociale di tutto questo sta aumentando a ritmo allarmante”, afferma Marco Soncini, presidente nazionale AIGO. “Si calcola che il costo stimato dell’assistenza sanitaria in regime di ricovero per le MAD sia stato di circa 20miliardi di dollari nel 2021, e i costi indiretti sono stimati in 89miliardi di euro, corrispondenti allo 0.47 del PIL e per l’Italia, pari allo 0.38%. Si prevede un aumento dei costi nel prossimo decennio di circa 0,10% del PIL in Italia. Combattere la pandemia di obesità è un obiettivo non solo sanitario, ma sociale, economico e culturale. È necessario un forte intervento educazionale sugli stili di vita iniziando nelle scuole per arginare un fenomeno che impatta e impatterà pesantemente sulla salute della popolazione italiana.”
Per i pazienti obesi fino a poco tempo fa l’unico trattamento efficace sia per la riduzione del peso corporeo sia per il miglioramento metabolico, in particolare per i pazienti diabetici, era la chirurgia. Negli ultimi anni si sono prospettati però nuovi approcci: gli interventi endoscopici sono diventati una grande opportunità per i pazienti in sovrappeso e obesi con risultati migliori delle terapie farmacologiche disponibili ma meno invasivi, con minori rischi e effetti collaterali della chirurgia. La perdita di peso che il paziente ottiene varia dal 12 al 20% dopo 1 anno, ovviamente se associata a un regime alimentare corretto e a un’adeguata attività fisica. Nuovi farmaci (semaglutide, liraglutide, tirzepatide) si stanno rivelando estremamente efficaci nell’ottenere una riduzione di peso nei pazienti obesi, diabetici e non, nettamente superiori ai farmaci finora disponibili. Da recenti studi in USA, è emerso che i pazienti obesi trattati con questi farmaci perdevano fino al 25% del proprio peso corporeo, dato paragonabile ai risultati ottenibili grazie alla chirurgia bariatrica. Si aprono quindi nuovi scenari, nei quali l’associazione di terapie farmacologiche e procedure endoscopiche bariatriche mininvasive potrebbe portare a ottimi risultati per i pazienti obesi, con un possibile abbattimento delle comorbidità associate. L’approccio in termini preventivi resta tuttavia assolutamente prioritario, con l’incremento delle patologie tumorali che sempre più richiederà un approccio sistemico nell’ottica della prevenzione.