
I virus per attaccare l’uomo prediligono un’ora particolare per diffondersi meglio. E contrariamento a quanto si potrebbe pensare, l’ora in cui gli essere umani sono più vulnerabili corrispondono alle ore del mattino. A sostenerlo alcuni ricercatori dell’Università di Cambridge, diretti dal prof Akhilesh Reddy. “C’è una grande differenza al mattino, quando anche una piccola infezione può propagarsi molto più velocemente. Durante un’epidemia, stare a casa durante il giorno potrebbe salvare molte vite umane” ha affermato Akhilesh Reddy, intervistato dalla BBC. Per arrivare a queste conclusioni gli autori sono partiti da una constatazione ormai nota: hanno capito che i virus, a differenza di batteri e parassiti, per poter proliferare e scatenare una malattia hanno bisogno delle cellule dell’organismo ospite e quindi, in questo caso degli esseri viventi. Ma perché questo accada, e cioè che “l’invasione” abbia successo, i ricercatori hanno capito che tutto l’apparato cellulare della vittima deve funzionare al meglio. E siccome l’efficienza cellulare è di gran lungo superiore proprio al mattino, proprio in queste ore vengono sfruttate più facilmente dall’attacco dei virus mentre la sera lo sono di meno, in quanto nelle ore pomeridiane l’organismo è più stanco; di conseguenza in queste ore gli esseri viventi saranno meno esposti alle infezioni virali. Si potrebbe quindi auspicare che questa scoperta possa servire a fermare le epidemie, magari con una programmazione delle attività umane che privilegi i pomeriggi e le sere e che tenga tutti a riposo al mattino. D’altra parte il ritmo biologico esiste veramente e non è una invenzione di comodo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Pnas.