Coprifuoco, smart working, lezioni in DAD, restrizioni e distanziamento sociale: queste le misure che continuano a mettere a dura prova gli italiani e non solo a fronte dell’attuale pandemia da Covid-19. Per i 466milioni di persone nel mondo che soffrono di ipoacusia, queste limitazioni risultano ancora più impegnative e complesse da affrontare. Proprio per questa ragione, in occasione della Giornata Mondiale dell’Udito, è importante concentrarsi sull’impatto della pandemia sulla qualità della vita delle persone con problemi uditivi.
Un buon udito è un prerequisito importante per partecipare attivamente alla vita sociale, riducendo il rischio di gravi malattie secondarie. Durante il mese di dicembre 2020, MED-EL ha condotto un sondaggio su scala globale attraverso i social media che ha coinvolto utenti con impianti uditivi. Il 79% degli intervistati, con un picco del 90% per gli adulti e del 65% per i bambini, ha dichiarato di riscontrare maggiori difficoltà nel dialogare con persone che indossano la mascherina. Il dato positivo è che il 75% degli intervistati ritiene che l’IC li abbia aiutati ad affrontare le sfide poste dal distanziamento sociale. “Chi soffre di ipoacusia si trova ad affrontare ogni giorno problemi di comunicazione e ascolto. La pandemia ha aggravato la condizione di isolamento sociale delle persone con difficoltà uditive, soprattutto nei paesi in cui è obbligatorio indossare la mascherina”, spiega Teresa Amat, presidente dell’Associazione Europea degli Utenti di Impianti Cocleari, EURO-CIU, organizzazione che rappresenta 33 associazioni nazionali di 25 Paesi europei e oltre 150mila portatori di impianti cocleari in tutto il continente, di cui circa il 60% adulti e 40% bambini.
In occasione della Giornata Mondiale dell’Udito, la campagna Hearing Care for All dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mira all’inclusione dei test uditivi nella sanità pubblica per tutte le età e a una maggiore sensibilizzazione sul tema per tutta la popolazione. Secondo uno studio di MED-EL condotto prima dell’inizio della pandemia di Covid-19, l’isolamento sociale e il suo impatto negativo sulla salute mentale costituiva già il timore più grande delle persone con problemi di udito. Il 37% temeva infatti che l’isolamento sociale potesse essere la conseguenza peggiore della ipoacusia. Queste preoccupazioni sono ulteriormente aumentate in seguito al distanziamento sociale e al conseguente spostamento di gran parte delle comunicazioni interpersonali sulle piattaforme digitali, che possono creare problemi per chi soffre di perdita d’udito. La pandemia ha contribuito ad accelerare il miglioramento della telemedicina e dell’assistenza sanitaria da remoto, creando nuovi standard e soluzioni innovative nel settore. Oggi, l’intero ciclo di assistenza si svolge in digitale e da remoto, a partire dalla formazione alla definizione delle corrette indicazioni terapeutiche, dal supporto digitale per le soluzioni uditive fino alla pianificazione degli interventi chirurgici e al settaggio degli impianti. Inoltre, grazie a software e servizi innovativi, è possibile garantire ai pazienti l’assistenza e la riabilitazione a distanza.