
Quando ai pazienti si rende necessario somministrare chemioterapia, terapie nutrizionali o altre sostanze di molto complesse, la semplice vena superficiale, e quindi il semplice ago butterfly non bastano più, bisogna ricorrere al PICC. Si tratta di un catetere venoso centrale inserito, per via ecoguidata, a partenza da una vena periferica. Le vene utilizzate per l’inserzione sono situate nella regione del terzo medio del braccio: vena basilica, brachiale, cefalica. “In particolare, il PICC si rende necessario per ricoveri ospedalieri quando bisogna misurare la pressione venosa, infondere soluzioni ipertoniche, somministrazione di farmaci basici (pH>9), acidi (pH<5), vescicanti o irritanti per le pareti dei vasi sanguigni”, spiega Alessandro Fasciolo, Medico Anestesista e responsabile del Picc Team del Policlinico San Martino di Genova. “Però, cosa importante, il catetere venoso centrale può essere utilizzato anche per trattamenti nutrizionali, chemioterapia e terapie farmacologiche, anche quando il paziente si trova a domicilio.”
Il catetere PICC, di lunghezza compresa tra 35 e 50 cm, presenta la punta distale posizionata a livello della giunzione cavo atriale, come un Catetere Venoso Centrale “tradizionale”. Il PICC può permanere in situ fino a 6 mesi; è destinato ad un utilizzo sia continuo che discontinuo, sia intra che extra ospedaliero. Oltre al PICC esiste però il catetere Midline. Anche questo viene inserito, sotto guida ecografica, nelle medesime regioni anatomiche del catetere PICC. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, la lunghezza è compresa tra 15 e 25 cm, per cui la punta distale non termina in giunzione cavo atriale, bensì a livello della vena ascellare o succlavia. “Il Midline è a tutti gli effetti un catetere venoso periferico destinato ad un utilizzo sia continuo che discontinuo, sia intra che extra ospedaliero, per un periodo di tempo solitamente compreso tra una settimana e 3 mesi. Il Midline non consente gli usi tipici dei cateteri venosi centrali; può quindi essere utilizzato per idratazione, terapie nutrizionali e farmacologiche compatibili con la somministrazione per via venosa periferica”, precisa Fasciolo. In mancanza di alternative, cateteri Picc e Midline possono essere utilizzati anche per prelievi ematici venosi. “Nato come progetto pionieristico nel 2012, il progetto Picc presso il policlinico San Martino di Genova è divenuto oramai una realtà consolidata ed in continua ascesa, quantomeno nel nostro centro. Il gruppo impiantatori Picc è composto da personale infermieristico formato e certificato; siamo passati dai 100 Picc annui posizionati agli albori dell’esperienza alle 4.200 consulenze da parte del Picc team nel 2019. Nella nostra realtà, a beneficiare di tale tecnica, sono ovviamente in primis i pazienti oncologici, sottoposti ciclicamente a terapie molto impegnative. Ma non dimentichiamoci dei molti pazienti allettati, magari disidratati, oppure di chi ha gravi problematiche metaboliche e necessita costantemente di un supporto nutrizionale.”
L’inserimento di un catetere Picc o Midline è inoltre indicato in quei soggetti con un patrimonio venoso periferico scadente, evitando una serie di tentativi di puntura infruttuosi, ogni volta che deve sottoporsi a terapia. “Infine – conclude Fasciolo – l’utilizzo dei cateteri Picc è una valida alternativa al catetere venoso centrale tradizionale nel paziente chirurgico: con minori tassi di infezione e minori rischi per il paziente, consente la infusione delle medesime terapie, soprattutto nutrizionali e trasfusionali.”
Il dott. Alessandro Fasciolo risponde a pazienti o colleghi all’indirizzo alessandro.fasciolo[at]hsanmartino.it