
L’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-2019 è 81 anni; sono in maggioranza uomini e in più di 2/3 dei casi hanno 3 o più patologie preesistenti. Lo afferma un’analisi condotta dall’Istituto Superiore di Sanità sui dati di 105 pazienti italiani deceduti al 4 marzo; in particolare, viene sottolineato come ci siano 20anni di differenza tra l’età media dei deceduti e quella dei pazienti positivi al virus. Il report riguarda 73 pazienti deceduti in Lombardia; 21 in Emilia Romagna; 7 in Veneto e 3 nelle Marche ed è basato sui dati ottenuti tramite la compilazione di un questionario sviluppato ad hoc ai fini della rilevazione dei casi di morte. L’età media dei pazienti presi in esame è 81 anni, circa 20 anni superiore a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione, e le donne sono 28 (26,7%). La maggior parte dei decessi (42,2%) si è avuta nella fascia di età tra 80 e 89 anni, mentre 32,4% erano tra 70 e 79; 8,4% tra 60 e 69; 2.8% tra 50 e 59 e 14,1% sopra i 90 anni. Le donne decedute dopo aver contratto infezione da COVID-19 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediana donne 83,4 vs età mediana uomini 79,9). Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,4 (mediana 3; deviazione standard 2,1). Complessivamente, il 15,5% del campione presentava 0 o 1 patologie; il 18.3% presentava 2 patologie e il 67.2% dei pazienti presentava 3 o più patologie. La comorbidità più rappresentata è l’ipertensione (presente nel 74,6% del campione), seguita dalla cardiopatia ischemica (70,4%) e dal diabete mellito (33,8%9; il tempo mediano dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale è stato di 5 giorni e la mediana del tempo intercorso tra il ricovero e il decesso è stato di 4 giorni.
“Anche se preliminari, questi dati confermano le osservazioni fatte fino a questo momento nel resto del mondo sulle caratteristiche principali dei pazienti, in particolare sul fatto che gli anziani e le persone con patologie preesistenti sono più a rischio”, commenta il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. “Si tratta di persone molto fragili, che spesso vivono a stretto contatto e che dobbiamo proteggere il più possibile.”