Il linfoma anaplastico a grandi cellule è una rara forma di linfoma non-Hodgkin che si sviluppa a carico dei linfociti T del sistema immunitario. In donne portatrici di protesi si manifesta (ma i casi sono pochissimi) principalmente con la comparsa di un rigonfiamento sieroso con insorgenza tardiva, in assenza di traumi e di infezioni. La parte quindi non è arrossata né dolente. Ebbene, per questa forma tumorale è stata osservata un’associazione fra impianti mammari e lo sviluppo di linfomi anaplastici a grandi cellule (ALCL). È stato condotto uno studio per accertare se sia presente un biofilm batterico negli ALCL associati agli impianti mammari e, nel caso, per paragonare la microflora batterica presente a campioni capsulari non tumorali provenienti da impianti mammari con contrattura. In base a quanto osservato su 26 casi, sia gli ALCL associati all’impianto che i campioni capsulari non tumorali erano caratterizzati da un elevato numero di batteri. L’analisi della microflora degli impianti associati ad ALCL ha dimostrato, però, differenze significative rispetto a quella di altri campioni, con una presenza significativamente maggiore di Ralstonia. Negli altri campioni è stata invece riscontrata con maggiore frequenza la presenza di Staphylococcus. Il biofilm batterico è stato visualizzato sia alla microscopia elettronica a scansione che con l’ibridazione fluorescente in situ. L’osservazione del biofilm batterico, del tutto innovativa, come anche quella di assetti specifici per i campioni associati ad ALCL, indica la possibilità di una contribuzione infettiva negli elementi causali di questi tumori. Gli impianti mammari vengono largamente impiegati sia nella chirurgia ricostruttiva che in quella estetica, ed andrebbero più ampiamente studiate e praticate strategie per ridurne la contaminazione. In precedenza la Sicpre, Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, che raduna l’80% degli specialisti nel nostro Paese, aveva fatto sapere però che non ci sono gli estremi per suscitare allarmismo. Tuttavia, è giusto e doveroso informare, spiegando alle donne quali sono i sintomi. Il tutto sempre ricordando che nessuna evidenza scientifica individua una relazione certa tra questo tumore e la presenza di protesi.
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