Il progressivo allungamento della vita media fa emergere sempre di più le problematiche legate all’invecchiamento. Le cellule del nostro cervello, i neuroni, cominciano a degenerare a partire dai trent’anni d’età circa a causa di un processo definito apoptosi. Per questo motivo dai 30 ai 75 anni il cervello perde circa il 10% del suo peso e fino al 20% del suo rifornimento di sangue. A partire dalla settima e ottava decade di vita e in maniera più significativa dopo la nona, si verifica un progressivo e graduale indebolimento di alcune funzioni mentali. Ma invecchiare bene si può, intervenendo precocemente con abitudini positive. Lo dice, riassumendo in una serie di semplici accorgimenti e regole di vita la responsabile del centro Alzheimer della Rsa Villaggio Amico, dott.ssa Loredana Locusta (psicologa esperta in neuropsicologia clinica).
L’anzianità non deve portare necessariamente con sé una scadente qualità di vita: con appositi accorgimenti possiamo identificare le difficoltà dell’invecchiamento e lavorarci, al fine di avere uno stile di vita improntato sul benessere. Lawrence Whalley, un ricercatore specializzato nello studio dell’Alzheimer, riferisce che il cervello è in grado di compensare il proprio invecchiamento, in quanto la perdita delle cellule cerebrali con l’avanzare dell’età non è così ampia come si credeva una volta. Inoltre, la presenza di alcune cellule superstiti, che conservano la capacità di riprodursi, consente di ridurre gli effetti più deleteri dell’invecchiamento cerebrale. Abbiamo poi numerose ricerche nell’ambito dell’invecchiamento grazie alle quali possiamo affermare che un cervello ben stimolato ed uno stile di vita sano fanno miracoli.
Già nel 1963 Havighurst parla di invecchiare con successo e, a pensarci bene, questo concetto dovrebbe diventare un obiettivo comune e condiviso da ognuno nell’arco della vita. Innanzi tutto, per invecchiare con successo è necessario che si verifichi una scarsa probabilità di malattia o disabilità, che si abbia un buon funzionamento cognitivo e fisico e un attivo coinvolgimento a livello relazionale. Se da una parte è vero che non possiamo ostacolare l’insorgere di alcune patologie, dall’altra parte è anche vero che, in molti casi, possiamo giocare d’anticipo. Ecco come:
ABBASSO IL GLUCOSIO
È stato dimostrato che l’anzianità è associata a difficoltà nella metabolizzazione di quantità di glucosio, il che comporterebbe un aumento significativo del rischio di infarto. Come possiamo prevenire tale rischio? Osservare una dieta alimentare equilibrata associata a esercizio fisico è il segreto dello star bene. Spesso gli anziani, soprattutto quando sono soli nella preparazione dei pasti, tendono a trascurare l’alimentazione basata su una varietà di alimenti, mangiando sempre le stesse pietanze. Il confronto con il proprio medico di base per contrastare tale tendenza e per essere indirizzati da uno specialista potrebbe essere il primo passo per prendersi cura della sfera alimentare.
CAMMINARE A PASSO VELOCE
Anche l’attività fisica svolge un ruolo fondamentale. Aumentano le evidenze scientifiche riguardo al ruolo protettivo sul declino intellettivo nella popolazione anziana e sul rischio di demenza da parte dell’esercizio fisico, come ad esempio camminare a passo sostenuto per trenta minuti al giorno, che non devono essere necessariamente continuativi, per almeno tre volte la settimana. Inoltre, l’invecchiamento è correlato ad una compromissione dell’integrità della struttura scheletrica a un progressivo declino nella densità delle ossa. Questi aspetti possono essere meno invalidanti se, in via preventiva, si pratica un’adeguata attività fisica con esercizi scelti per il singolo paziente.
STIMOLI PER LA MENTE
Per quanto riguarda, invece, il funzionamento cognitivo, è normale nell’anziano sano una riduzione nella velocità di elaborare informazioni e una diminuita efficienza nell’intelligenza fluida, che si esplica nella capacità di problem solving, risparmiando, invece, l’intelligenza cristallizzata che, per intenderci, è l’esperienza del soggetto prodotta nell’arco della vita. Di grande aiuto, per sopperire a questa diminuzione, lo svolgimento di attività mentalmente stimolanti che allenano la mente, quali la lettura, il praticare hobby, l’eseguire esercizi di memoria e di attenzione e l’impegno in attività manuali che presuppongono una sequenza. Non bisogna pensare a attività complesse ma a tutte quelle attività ricreative, culturali e sociali stimolanti: pensiamo, ad esempio, a quanto richiede attenzione e pianificazione dell’attività semplicemente il prendersi cura di un piccolo orto.
COLTIVARE RETI SOCIALI
Fondamentale è anche la sfera relazionale dell’anziano. Studi empirici hanno dimostrato consistenti associazioni tra il supporto sociale e gli indicatori di salute. Nello specifico si è visto che il supporto sociale e la percezione della presenza delle relazioni significative per il soggetto anziano, influiscono sulla mortalità e sulla malattia. Spesso la perdita del coniuge porta a un periodo di forte depressione, che va contrastata proprio attraverso l’ampliamento della rete sociale e con l’incoraggiamento verso l’autonomia, seppur con le dovute precauzioni che tengono conto di eventuale declino delle abilità fisiche. Il fine è quello di contrastare quel senso di inefficacia e perdita di controllo sulla propria vita.
Concludendo, al fine di promuovere un invecchiamento soddisfacente è buona norma incominciare prima possibile ad osservare sane abitudini di salute come quelle di cui sopra e affidarsi a uno specialista per eventuali consigli e suggerimenti che possono rivelarsi preziosi. Se è vero che la vecchiaia porta inevitabilmente con sé momenti di difficoltà vero è anche che possiamo invecchiare con successo