Regno Unito. Allarme per febbre emorragica diffusa dalle zecche. Come riconoscerla e prevenirla

Nel Regno Unito è allarme dopo alcuni casi di febbre emorragica di Crimea-Congo diffusa dalle zecche; preoccupazione anche per Spagna, Francia e Italia. Secondo gli esperti, il fenomeno sarebbe dovuto ai cambiamenti climatici. Come riporta il quotidiano inglese Mirror, ripreso in Italia da la Repubblica, a destare l’allarme sarebbe in particolare l’avviso sanitario urgente emesso nei giorni dalle autorità sanitarie del Regno Unito, per quella che è stata definita “l’attuale più grande minaccia per la salute pubblica”. Il comunicato mette in guardia contro la febbre emorragica di Crimea-Congo, pericoloso virus originario dall’Africa che potrebbe minacciare il continente europeo.

La febbre emorragica di Crimea-Congo (Cchf, Crimean-Congo haemorrhagic fever) potrebbe arrivare in Europa, in particolare nel Regno Unito. In questi giorni, alcuni esperti riuniti nella Commissione per la Scienza, l’Innovazione e la Tecnologia del Parlamento hanno rivelato come “molto probabile [che] presto possano riscontrarsi casi di contagio pure nel Regno Unito”. Durante l’udienza, James Wood, del Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Cambridge, ha sottolineato come la Cchf potrebbe aver raggiunto il Regno Unito attraverso zecche presenti sugli animali. Si tratta di una febbre virale emorragica trasmessa per lo più attraverso la puntura di zecche infette. La malattia fu descritta per la prima volta nel 1944 tra i contadini e i soldati della Crimea, ma solo nel 1969 si scoprì che il virus era uguale a quello identificato in un bambino del Congo nel 1956, da cui il nome. Nell’uomo, la malattia è piuttosto grave e ha un elevata mortalità; l’incidenza è tuttavia limitata. Tra gli animali può invece avere maggiore diffusione.

TRASMISSIONE

La febbre di Crimea-Congo è causata da un virus del genere Nairovirus, appartenente alla famiglia dei Bunyaviridae. Il virus si trasmette all’uomo sia attraverso la punture di zecche infette sia per contatto diretto con tessuti, sangue o altri fluidi provenienti da animali infetti. La maggior parte dei casi si sono verificati in persone impiegate negli allevamenti, come lavoratori agricoli, addetti ai macelli e veterinari.

SINTOMI E PROGRESSIONE DELLA MALATTIA

La progressione della febbre Crimea-Congo presenta una sintomatologia molto variabile. La durata del periodo di incubazione varia a seconda della modalità di contagio: dopo la puntura di zecca, è generalmente compresa tra 1 e 3 giorni (fino a un massimo di 9); in seguito al contatto con sangue o tessuti infetti è invece compresa tra 5 e 6 giorni (fino a un massimo di 13). L’inizio della sintomatologia è improvviso e caratterizzato da febbre, mialgia, vertigini, dolore e rigidità del collo, mal di schiena, mal di testa, bruciore agli occhi e fotofobia (sensibilità alla luce). Possono inoltre manifestarsi nausea, vomito, diarrea, dolori addominali e mal di gola nella fase iniziale, seguita da sbalzi d’umore e confusione. Dal secondo al quarto giorno l’agitazione può essere sostituita da sonnolenza, depressione e spossatezza, e il dolore addominale può localizzarsi al quadrante superiore destro, con ingrossamento del fegato. Altri segni clinici comprendono tachicardia (battito cardiaco accelerato), linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi) e un rash petecchiale (una eruzione cutanea causata da sanguinamento nella pelle) sulle superfici mucose interne (come bocca e gola) e la pelle. Le petecchie possono dare origine a eruzioni più grandi (ecchimosi) e altri fenomeni emorragici. Nei casi gravi, dopo il quinto giorno, il paziente può manifestare insufficienza epatorenale e polmonare.

Il tasso di mortalità è circa del 30%, e il decesso avviene solitamente tra il quinto e il quattordicesimo giorno di malattia. I pazienti che guariscono iniziano a migliorare attorno alla nona o decima giornata dall’inizio dei sintomi e necessitano di una lunga convalescenza. Gli animali, compresi quelli viremici, sono invece generalmente asintomatici.

DIAGNOSI

La diagnosi della febbre di Crimea-Congo comprende una serie di esami, tra cui un’anamnesi che tenga in considerazione i recenti viaggi del paziente, una visita medica e l’analisi di campioni di sangue e tessuti in laboratori specializzati. Tra questi:

  • Test Elisa (enzyme-linked immunoabsorbent assay);
  • Rilevazione dell’antigene;
  • Sieroneutralizzazione;
  • Reverse transcriptase polymerase chain reaction (Rt-Pcr);
  • Coltura cellulare.

I test presentano un elevato rischio biologico e devono essere condotti a un Livello di Biosicurezza 4 (BSL4).

TRATTAMENTO

Non esiste una terapia per la guarigione. Le cure mirano a ridurre i sintomi e nei casi più gravi a supportare le funzioni vitali dell’organismo. I trattamenti includono il ricovero in ospedale, l’isolamento del paziente e uno stretto controllo dell’infezione per evitare la diffusione della malattia. Per il trattamento, viene impiegato un antivirale (ribavirina) che sembra dare benefici alla salute dei pazienti.

PREVENZIONE

Non esiste un vaccino contro la febbre Crimea-Congo, anche se un vaccino inattivato è stato utilizzato in passato nell’Europa orientale e nei Paesi dell’ex Unione Sovietica. Pertanto, per controllare la febbre Crimea-Congo la prevenzione primaria è fondamentale:

  • Riduzione rischio di trasmissione dalle zecche:
    • Uso di abbigliamento adeguato (maniche e pantaloni lunghi) e di colori chiari (così da facilitare il riconoscimento di eventuali zecche);
    • Uso di repellenti e acaricidi;
    • Controllo regolare di pelle e abiti (e rimozione sicure delle eventuali zecche trovate);
    • Cercare di eliminare o controllare il rischio di infestazioni in animali, stalli e fienili;
    • Evitare le aree in cui le zecche sono più abbondanti e le stagioni in cui sono più attive.
  • Ridurre il rischio di trasmissione da animali:
    • Nelle aree endemiche, indossare guanti e altri abiti protettivi mentre si toccano gli animali o i loro tessuti;
    • Tenere gli animali in quarantena prima del macello (oppure trattarli con i pesticidi due settimane prima).
  • Ridurre il rischio di trasmissione umana:
    • Evitare il contatto fisico con altri pazienti infetti da febbre Crimea-Congo;
    • Indossare guanti e protezioni durante la cura dei pazienti malati;
    • Lavare le mani regolarmente dopo la visita e il contatto con i pazienti malati.

fonte: Oms | Ministero della Salute