Report Meridiano Sanità Ambrosetti: “Per sostenere il Ssn, nel 2050 la spesa sanitaria pubblica dovrebbe raggiungere il 9% del PIL, rispetto al 6,7% attuale”

Avviati a Roma i lavori del XVIII Forum Meridiano Sanità dal titolo Prevenzione e Innovazione per l’Evoluzione Sostenibile del Sistema Sanitario e la Crescita Economica dell’Italia, realizzato da The European House – Ambrosetti e patrocinato dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Nel corso dell’evento di presentazione, affrontate anche le crisi di natura economica, sociale e ambientale degli ultimi anni, l’instabilità del quadro geopolitico e gli impatti sulla salute dei cittadini italiani. Il nostro Paese, ancora impegnato a superare le conseguenze della pandemia, ha dovuto affrontare la crisi energetica e delle materie prime, con un aumento dell’inflazione prima e dei tassi di interesse poi, che hanno rallentato la ripresa, anche a causa delle tensioni geopolitiche, dal conflitto russo-ucraino alla ripresa delle ostilità in Medio Oriente. La stagnazione dell’economia italiana (PIL pari allo 0,18% nel decennio 2012-2022) e le prospettive di crescita del 2023 e degli anni successivi unite a elevati livelli di indebitamento – continua il report – non delineano un quadro positivo. La forte contrazione del tasso di fertilità (nel 2023 pari a 1,2 figli per donna, ben lontano dalla soglia di 2,1 necessaria per mantenere la popolazione italiana al livello attuale) e il progressivo aumento dell’età media della popolazione, destinata a raggiungere i 50,6 anni nel 2050 dai 46,4 anni attuali, sono alla base della nuova struttura demografica dell’Italia. Nel 2050, quando ci saranno 58,5milioni di Italiani, vale a dire 2,4milioni in meno rispetto a quelli attuali, 1 cittadino su 3 sarà over65, e su questa fascia di popolazione si concentrerà oltre il 70% della spesa sanitaria pubblica rispetto al 60% attuale.

Secondo il report, il nostro Ssn si trova a rincorrere affannosamente l’aumento dei bisogni di salute e assistenza, in un quadro di riduzione dei cittadini in età attiva, principali contribuenti della spesa sanitaria pubblica. Per soddisfare i crescenti bisogni di salute e assistenza, secondo lo scenario previsionale di Meridiano Sanità, la spesa sanitaria pubblica dovrebbe raggiungere i 211,3miliardi di euro, a prezzi correnti, nel 2050 (pari a circa il 9% del PIL, valore superiore all’attuale 6,7%, ma inferiore rispetto alle incidenze attuali che si registrano in Germania e Francia, dove la spesa sanitaria pubblica supera il 10%) rispetto ai 134,7 attuali (+56,9%), ma senza politiche attive per il mercato del lavoro il numero di occupati diminuirà del 17,2%, a 19milioni.

“Nel quadro attuale, la spesa sanitaria pubblica in capo a ciascun lavoratore italiano al 2050 quasi raddoppierà, da 5.886 a 11.151 euro”, afferma Valerio De Molli, managing partner e ceo The European House – Ambrosetti. “Per questo, per garantire la tenuta del sistema sanitario e, più in generale di welfare, serve una strategia e una visione unitaria di demografia, economia e salute. Inoltre, rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica significa definire politiche per la natalità per allineare il tasso di natalità italiano alle media dei primi 5 Paesi europei (11,1 nati per 1.000 abitanti vs 6,7 in Italia) e promuovere la partecipazione al mercato del lavoro (oggi al 62% rispetto all’82% medio dei primi 5 Paesi europei) anche attraverso l’attrazione di capitale umano qualificato dall’estero continuando nel processo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita in costante aumento. Sullo sfondo – continua – rimane la necessità di avviare un dibattito serio e costruttivo sul finanziamento della nostra sanità che dovrebbe basarsi su una concreta integrazione tra pubblico e privato e sull’ottimizzazione dei 3 pilastri del nostro Ssn.”

Per rispondere all’aumento della domanda di salute e salvaguardare il nostro Ssn – seconda “impresa” dopo la scuola per numero di addetti – secondo il report occorre risolvere al più presto alcune questioni aperte, a partire dall’attuale emergenza del personale sanitario. Non si tratta di un problema di numeri in assoluto – evidenzia l’analisi, con i laureati in Medicina in linea con i principali Paesi europei – ma di programmazione e attrattività di alcune specializzazioni: nel 2023-2024 sono stati stanziati 16.165 contratti di specializzazione medica (ben più dei 14.036 candidati), ma ne sono stati assegnati solo il 62,1% (per alcune discipline la situazione è ancor più critica: appena l’8% di quelli disponibili per Medicina di comunità e cure palliative; il 24% per la Medicina di emergenza e urgenza). Non va dimenticato il tema salariale: a parità di potere d’acquisto, inoltre, uno specialista tedesco guadagna il 72,3% in più di un collega italiano.

Le carenze più significative riguardano alcune professioni, a partire dai Medici di Medicina Generale, nei quali è in ritardo il ricambio generazionale (il 75% dei mmg ha oltre 27 anni di anzianità) e dagli Infermieri, che hanno un limitato riconoscimento economico e professionale rispetto ai colleghi europei: con 6,2 infermieri per 1.000 abitanti, l’Italia ha la metà degli infermieri della Germania rispetto alla popolazione (12 per 1.000 abitanti), Paese in cui le retribuzioni sono superiori al 30% rispetto al nostro Paese.

La crisi di capitale umano pesa anche sulle liste d’attesa del sistema sanitario pubblico che, secondo 1 cittadino su 2 (49,5%) rappresenta il principale ostacolo all’accesso alle prestazioni, soprattutto dopo l’emergenza COVID-19, dato che nel triennio 2020-2022 sono state perse 16,1milioni di prime visite e 22,8milioni di visite di controllo rispetto al 2019. Ulteriore elemento di riflessione evidenziato dal report, la necessità di accelerare nella completa attuazione della riforma dell’assistenza territoriale e delle altre misure del PNRR. La messa a terra degli investimenti previsti dalla Missione 6 Salute procede secondo i tempi del programma europeo ma, stando all’ultimo monitoraggio di AGENAS, risultano attive appena 187 Case della Comunità, 76 Ospedali di Comunità e 77 COT, pari rispettivamente al 18%, al 24,8% e al 9,9% dei target rivisti dal Governo per far fronte all’aumento del 30% dei costi dei materiali di costruzione. Grazie anche al rafforzamento dei sistemi informativi, della telemedicina e dei dati – cui il PNRR destina oltre 4miliardi di euro – la collaborazione tra MMG, Farmacisti e gli altri professionisti delle cure primarie rappresenta la via maestra per offrire ai pazienti, sempre più spesso con comorbidità croniche, un’assistenza continuativa e sempre più di prossimità.

La rete dell’assistenza rappresenta solo una componente dell’ecosistema della salute, il sistema che unisce e mette in comunicazione la componente industriale privata – rappresentata dal settore farmaceutico e da quello dei dispositivi – con quella prevalentemente pubblica della rete di assistenza e ricerca. L’ecosistema della salute, continua il Rapporto Meridiano Sanità, è un asset strategico su cui investire per aumentare la competitività del Paese e rilanciarne la crescita, oltre agli impatti sulla salute e qualità di vita dei cittadini. Tuttavia, nonostante il settore farmaceutico si distingua per alti moltiplicatori dell’attività economica, occupazione qualificata e intensità di R&S rispetto alla manifattura, l’Italia è riuscita ad attrarre meno dell’1% degli investimenti in R&S farmaceutico a livello globale. Secondo il report, processi normativi e regolatori spesso troppo lunghi e complessi insieme ad una governance della spesa farmaceutica soggetta agli effetti distorsivi del meccanismo del payback, che ricade soprattutto sulle aziende a capitale estero che sono anche le aziende a maggior tasso di innovazione, hanno di fatto implicazioni sulla disponibilità e accesso alle terapie e tecnologie più innovative.