Maltempo, il continuo saliscendi della colonnina di mercurio, i primi freddi, così come la ripresa dei ritmi frenetici dettati dal lavoro, dalla scuola e dagli impegni quotidiani possono indebolire il sistema immunitario, favorendo la comparsa di fastidiosi disturbi, generalmente di origine virale, che colpiscono principalmente le vie aeree superiori, in particolare naso e gola.
Faringiti, laringiti, sinusiti, ma anche otiti, sono le malattie da raffreddamento più diffuse in questo periodo: patologie di natura infiammatoria, spesso associate a una componente dolorosa e a febbre moderata, che richiedono un pronto intervento, soprattutto quando interessano persone fragili, come gli anziani o chi soffre di una patologia cronica.
“I disturbi che più frequentemente si riscontrano in questa stagione dell’anno sono le cosiddette sindromi parainfluenzali – spiega Pierangelo Lora Aprile, Segretario Scientifico Nazionale e Responsabile Area Dolore e Cure Palliative di SIMG – che si differenziano dall’influenza vera e propria in quanto non presentano contemporaneamente una ‘triade’ di sintomi: febbre superiore ai 38°, almeno un sintomo a carico delle vie respiratorie e uno generale (cefalea, mialgie, astenia etc). Sicuramente il raffreddamento, tipico delle stagioni di passaggio, è un co-fattore di queste patologie, anche se molto dipende dalle difese dell’organismo e dalla sua capacità di affrontare la carica virale. Trattandosi, inoltre, di ‘disturbi non differibili’, tali per cui il paziente può recarsi dal proprio medico di famiglia per una visita senza alcuna prenotazione, determinano un aumento sensibile del carico del nostro lavoro (circa il 20% in più), oltre la normale attività ambulatoriale”.
Ma qual è il modo più opportuno ed efficace per gestire questi malanni di stagione, in completa sicurezza?
“La grande maggioranza di questi disturbi ha causa virale e, quindi, non necessita di un’antibioticoterapia”, continua Lora Aprile. “Avendo come elemento in comune l’infiammazione, unita spesso a dolore e a uno stato febbrile, la cura migliore per affrontarli prevede l’assunzione di un antinfiammatorio non steroideo (FANS), tra quelli più tollerati, e di un medicinale antalgico ad azione centrale, il paracetamolo: un farmaco efficace, con un alto profilo di sicurezza, che non ha particolari controindicazioni e può quindi essere impiegato in varie tipologie di persone”.
La prescrizione di una terapia antinfiammatoria insieme a quella analgesica, prevedendo l’assunzione di più farmaci in diversi momenti della giornata, può però rendere difficile, da parte del paziente, l’aderenza alla cura, per cui, a sua discrezione, può decidere di non seguire la posologia raccomandata. In realtà, il vantaggio di queste terapie combinate è determinata proprio dall’assunzione contemporanea dei due principi attivi, poiché, agendo con meccanismi d’azione diversi, l’efficacia è aumentata rispetto alla singola assunzione.
“Per ottimizzare l’azione sinergica dell’antidolorifico e dell’antinfiammatorio, si può ricorrere all’associazione a dose fissa di paracetamolo e ibuprofene”, dichiara Diego Fornasari, Professore di Farmacologia presso l’Università degli Studi di Milano. “La combinazione dei due principi attivi è utile per la gestione di ‘disturbi non differibili’, perché, contenendo un basso dosaggio del FANS unito al pieno dosaggio di paracetamolo, consente di ottenere un’azione più efficace e più rapida, rispetto all’impiego delle due molecole singole. È modulabile, poiché si possono prendere 1 o 2 compresse 3 volte al giorno, quindi con un dosaggio massimo di 3 grammi di paracetamolo e di 900 mg di ibuprofene una persona può avere una buona copertura, per alcuni giorni, sia per il dolore che per l’infiammazione. In ogni caso, la buona prassi è di non trascurare i sintomi stagionali ma trattarli in maniera tempestiva, senza aspettare. Non devono essere sottovalutati, in primis nel paziente più fragile, come l’anziano, perché possono essere l’anticamera di complicanze inaspettate, tipo la polmonite, ma vanno attentamente considerati anche nel soggetto adulto, perché non è corretto lasciare che delle condizioni patologiche di questo tipo possano evolvere e peggiorare”.
Spesso, però, nell’affrontare questi malanni stagionali, il paziente ricorre a cure “fai da te”, senza seguire il parere e le raccomandazioni del proprio medico di famiglia o del farmacista, incorrendo in errori che possono causare anche serie conseguenze.
“Uno degli sbagli più comuni, a cui cerchiamo di porre rimedio con il nostro consiglio –interviene Eugenio Leopardi, Presidente UTIFAR – è quello di usare per troppo tempo alcuni spray per risolvere problemi di congestione nasale, in quanto un loro impiego prolungato può irritare o danneggiare le mucose e rendere cronico quindi il sintomo. Raccomandiamo anche di non prendere antistaminici dopo un pranzo o una cena abbondanti o prima di affrontare un viaggio, in quanto possono provocare sonnolenza. Ciò a cui, però, prestiamo maggiore attenzione noi farmacisti è far capire alle persone che il disturbo non si cura più velocemente, aumentando il dosaggio o il numero di somministrazioni di un dato medicinale: il farmaco fa effetto per come è stato studiato e seguendo la giusta posologia. Altro errore molto frequente è quello di abbinare due prodotti con nomi differenti ma che contengono lo stesso principio attivo, creando in questo modo episodi di sovradosaggio: evenienza che, a volte, anche per il farmacista è difficile scongiurare, nel caso in cui il paziente abbia già in casa uno dei due farmaci”.