Si è tenuto nella Sala della Regina, presso la Camera dei Deputati, l’evento RigeneraDerma: la Possibilità di Rinascita Dopo la Violenza di Genere. 500 Terapie pro Bono per la Cura delle Cicatrici. All’iniziativa è intervenuto il ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella; i risultati ottenuti fino a oggi sono stati presentati da Maurizio Busoni, docente presso il Master di Medicina Estetica dell’Università di Camerino e dell’Università di Barcellona, ideatore di RigeneraDerma, e dal prof. Andrea Sbarbati, dell’Università di Verona, partner del progetto; Filomena Lamberti e Maria Antonietta Rositani hanno raccontato la propria esperienza di rinascita e lotta alla violenza di genere. A moderare l’incontro, Jana Gagliardi, giornalista Skytg24.
Già 10 i femminicidi in Italia da inizio 2024. Vi è poi il dramma di quelle donne cui vengono inflitti segni indelebili per aver cercato di allontanarsi da compagni violenti che non accettano la fine della relazione. RigeneraDerma nasce con l’obiettivo di riparare il danno funzionale per migliorare la vita delle donne vittime di violenza di genere, offrendo a 500 persone la cura gratuita delle cicatrici con Biodermogenesi®, metodologia per la rigenerazione dei tessuti cutanei sviluppata in Italia e presente in 32 Paesi nel mondo; partner del progetto è l’Università di Verona. “Il tema dell’evento di oggi è molto importante, perché è un tema che riguarda la speranza”, dichiara l’on. Carolina Varchi, capogruppo FdI in Commissione Giustizia alla Camera, intervenendo in videocollegamento. “Una donna spesso vive in solitudine la scelta di fare una denuncia, così come il momento processuale. Per noi è importante che, oltre alla prevenzione e al contrasto, ci sia anche la tutela delle vittime affinché ciascuna donna non si senta mai sola. Su questi 3 pilastri poggia infatti il ddl Femminicidio, provvedimento fortemente voluto dal Governo e dal ministro Roccella.”
“La proposta di legge a mia prima firma, ora in esame in Commissione Lavoro alla Camera, è volta ad inserire le vittime di violenza con deformazione o sfregio permanente del viso nelle categorie protette ai fini del collocamento obbligatorio del lavoro”, afferma l’on. Maddalena Morgante, responsabile Dipartimento Famiglia e Valori Non Negoziabili FdI. “Gli effetti dell’aggressione sulla vittima sono terribili, sia sul piano fisico sia sul piano psicologico, ma anche sul piano relazionale e sociale. Si tratta di una pdl che mi sta particolarmente a cuore, perché la violenza che colpisce il volto colpisce una delle parti essenziali della persona con le quali si relaziona e che sono espressione della sua identità.”
“Purtroppo […] anche le migliori leggi a volte possono non bastare a impedire atti di mostruosa violenza che possono recare danni permanenti di grave entità”, dichiara Andrea Pellicini, componente Commissione Giustizia alla Camera. “Vi sono stati casi di donne che sono state sfregiate con l’acido con conseguenze terribili. Vogliamo rimanere vicini a loro ed è per questo che guardo con ammirazione al progetto RigeneraDerma che ha permesso ad alcune donne di ‘tornare a sentire il vento sul viso’. Voglio per questo ringraziare gli Specialisti che hanno creato questo metodo di cura, ma soprattutto Filomena Lamberti e Maria Antonietta Rositani per la loro preziosa e toccante testimonianza. Dopo l’inferno vissuto stanno poco a poco risorgendo.”
“Un evento come questo di oggi sensibilizza ancor di più il lavoro che stiamo portando avanti in Commissione, il cui fine è quello di rendere le donne indipendenti, tutelandole da un punto di vista economico sociale e sanitario, affinché simili tragici episodi di violenza non ostacolino il percorso di rinascita della vittima”, dichiara Elisabetta Lancellotta, capogruppo in Commissione Femminicidio.
Filomena Lamberti è stata la prima donna in Italia vittima di acido, che le fu versato nella notte dall’ex marito su testa, volto, mani e décolleté. Dopo aver lottato tra la vita e la morte, ed essere sottoposta a 30 interventi, Filomena presentava anche danni funzionali e problemi respiratori, per via della retrazione del naso. A 10 anni di distanza da quel tragico episodio, grazie ai trattamenti pro bono, ha riacquistato la sensibilità dei tessuti, tanto da riuscire a “sentire nuovamente il vento sul volto”, come lei stessa racconta.
Maria Antonietta Rositani è scampata al tentativo di omicidio da parte dell’ex marito, che le diede fuoco nel 2019 a Reggio Calabria. Dopo 20 mesi in ospedale tra Terapia Intensiva e decine di interventi chirurgici, la donna presentava ustioni diffuse sugli arti inferiori, con fibrosi estese e profonde. Aveva difficoltà a muovere le gambe e problemi anche semplicemente a stare ferma in piedi. “Ora inseguo felice la mia nipotina”, racconta commossa. Da un punto di vista clinico, è stata documentata la ricomparsa del reticolo venoso superficiale, nonché dei peli, un risultato prima mai registrato in Letteratura medica.
A Filomena e Maria Antonietta si è aggiunta anche Pinky, donna di origine indiana, cresciuta in Italia, aggredita dall’ex marito con un combustibile e poi con le fiamme davanti ai figli di 2 e 5 anni. Pinky simboleggia il trait d’union tra l’Italia e l’India, Paese in cui purtroppo le donne sono spesso sfregiate.
“Le cicatrici al volto sono un problema grave in Medicina, perché creano conseguenze sulla psiche dell’individuo, alterano l’immagine del sé e diminuiscono la qualità della vita in modo significativo”, dichiara il prof. Andrea Sbarbati, ordinario dell’Università di Verona. “Oggi abbiamo degli approcci terapeutici sicuramente efficaci, ma occorre sviluppare sempre più le terapie non invasive, in grado di agire in modo sicuro e con una documentata efficacia. Le terapie non invasive sono particolarmente importanti perché possono essere utilizzate più facilmente anche nelle fasce più svantaggiate della popolazione. Proprio per questo hanno un elevato impatto sociale.”
“Lucio Anneo Seneca affermava che la ferita si cura mentre la cicatrice resta; finalmente, dopo 2mila anni, la ricerca scientifica oggi permette di curare anche le cicatrici”, afferma Busoni. Il progetto RigeneraDerma è pronto ad accogliere altre donne. Oltre alle donne vittime di violenza, il progetto è aperto anche a persone di entrambi i sessi, economicamente svantaggiate; per tutti, le terapie saranno erogate interamente pro bono. Non potranno essere coinvolti: pazienti affetti da dismorfofobia; pazienti psicologicamente non stabili; pazienti non sani; pazienti con reddito medio, medio/alto o alto.