Runners attenzione: la sindrome del tunnel tarsale è in agguato

La Sindrome del Tunnel Tarsale (STT) è una patologia frequente soprattutto fra i podisti. Oggi i Runners che ogni giorno calzano le scarpette e corrono, diventando di fatto potenziali candidati allo sviluppo di tunnel tarsale, sono circa 18 milioni.

La STT si presenta come un dolore sotto la pianta del piede, oppure al tallone o sotto le dita, tanto che generalmente il disturbo viene liquidato con le comuni diagnosi di tallonite, spina calcaneare, fascite plantare o metatarsalgia. Di qui le cure del caso, plantari, infiltrazioni locali di cortisone, antinfiammatori e fisioterapie. Tutto inutile. La diagnosi corretta è ben altra: si tratta di sindrome del tunnel tarsale.

Parente stretto della più comune e nota sindrome del tunnel carpale che colpisce la mano, il tunnel tarsale è capace di imitare i sintomi di numerosi altri disturbi del piede e ritardare la corretta diagnosi. Tanto che questa sindrome fu per la prima volta diagnosticata e descritta soltanto nel 1962. Ancora oggi benché relativamente frequente, non viene prontamente riconosciuta e viene trattata impropriamente. Si ritiene che dalla comparsa dei sintomi alla diagnosi di sindrome di tunnel tarsale passino in media 3,5 anni e vengano consultati 4,2 specialisti tra ortopedici, fisiatri e reumatologi.

Il primo segno da ricercare è il dolore dietro e sotto il malleolo mediale. Picchiettando con un dito o comprimendo con il pollice questa zona, se si tratta di s. del tunnel tarsale, compaiono i tipici disturbi sotto il tallone e la pianta del piede. A volte, nei casi più severi, chi ne soffre avverte bruciore e una sensazione di corrente che parte da dietro il malleolo e che si irradia alla pianta del piede e alle dita. Con il tempo il dolore diventa invalidante, tanto da penalizzare il passo, e costringere il paziente a fermarsi, togliere la scarpa e a massaggiare il piede. Infine, i dolori e i bruciori persistono anche a riposo e durante la notte. Nei casi di estrema gravità, perché trascurati o non diagnosticati per tempo, possono comparire anche disturbi motori delle dita e il piede viene avvertito come costretto in una morsa e limitato nei movimenti.

Tutto ciò a causa di un nervo: il nervo tibiale posteriore. Si tratta di un grosso nervo misto, sensitivo e motorio che transita dalla gamba al piede, in uno stretto passaggio che si trova proprio giusto dietro il malleolo tibiale (la sporgenza ossea mediale della caviglia). Questo passaggio si chiama tunnel tarsale ed è formato dal contributo di tibia, calcagno e astragalo che ne formano la parete ossea posteriore e profonda e da una fascia fibrosa che ne forma il tetto e la parte più superficiale. In questo tunnel passano oltre al nervo i tendini per flettere le dita, una arteria e due vene. Uno spazio quindi ristretto e affollato. Di qui la facilità con cui il nervo può subire una compressione. Basta infatti che un tendine si infiammi o sviluppi una cisti, che le vene formino varici o una frattura delle ossa produca callo esuberante o ancora che un trauma produca un ispessimento della fascia fibrosa superficiale, che lo spazio non basta più per tutti gli elementi anatomici contenuti nel tunnel tarsale. Il nervo essendo la struttura anatomica più delicata e vulnerabile, ne fa le spese e inizia a soffrire per la compressione che subisce nel suo passaggio nella caviglia. Tanto basta a scatenare bruciori, dolori e formicolii al piede. La diagnosi definitiva si avvale della elettromiografia. Si tratta di un esame elettrofisiologico per valutare la velocità con cui il nervo conduce elettricità. Si tratta di debolissime correnti dell’ordine di grandezza dei mvolt, ma capaci di trasferire velocemente (millisecondi/metro) lungo tutto il percorso del nervo sensazioni e comandi motori. Se il nervo subisce una compressione ed è sofferente, in quel punto l’esame dimostrerà una velocità di conduzione della corrente rallentata. In questo modo si può apprezzare con precisione in che punto esatto il nervo è compresso e valutare anche il suo grado di sofferenza. Generalmente inutili per la diagnosi TAC e RMN La terapia della sindrome del tunnel tarsale è chirurgica. Nessun timore, l’intervento è semplice e risolutivo. Si incide per alcuni centimetri la pelle e il retinacolo fibroso che chiude il tunnel e il nervo ritrova immediatamente il suo spazio. La risoluzione dei sintomi è quasi immediata. C’è tuttavia un limite alla guarigione, se il nervo è rimasto troppo a lungo schiacciato, può essere andato incontro ad atrofia e a sostituzione con tessuto fibroso. Meglio non rimandare, si tratta di una condizione di deficit permanente del nervo.

Cause di STT:

infiammazione dei tendini, cisti tendinee, e tenosinoviti del flessore lungo dell’alluce, flessore delle dita e tibiale posteriore;
varici venose;
dilatazione aneurismatica dell’arteria tibiale posteriore;
esiti di frattura di tibia, calcagno o astragalo;
traumi diretti sul tunnel tarsale (calci, urti, distorsioni);
esiti fibrosi di intervento per fratture o artrodesi della art. Sottoastragalica;
tumori (schwannomi, neuromi);
cause sconosciute (50%).

Diagnosi differenziale:

sindrome della spina calcaneare;
fascite plantare;
metatarsalgia da capsulite/lussazione delle art. metatarsofalangee;
neuroma di Morton;
radicolopatie L5/S1;
algodistrofia;
sindrome di Ledderhose;
neuropatia diabetica o altra neuropatia sensitivo;
motoria periferica distale.

Prof. Fabio Lodispoto
Ortopedico, Roma
lodispodoc@gmail.com