Lo “stato di salute” delle attrezzature sanitarie negli ospedali italiani

Che la medicina moderna necessiti di elevate prestazioni e massima sicurezza è fuori discussione. Ciò che invece è ancora oggetto di dibattito è l’adeguatezza tecnologica delle apparecchiature elettromedicali per anestesia, ventilazione e monitoraggio presenti nelle strutture sanitarie pubbliche e private.

Nel corso del 2017 l’associazione di settore Assobiomedica ha pubblicato due report sullo stato di obsolescenza del parco installato di diagnostica per immagini e sull’elettromedicina in Italia. Da entrambi emergono dati piuttosto allarmanti: oltre il 95% dei mammografi convenzionali ha più di 10 anni di vita, così come il 69% delle apparecchiature movibili convenzionali per le radiografie, il 52% dei ventilatori da terapia intensiva e il 79% dei sistemi radiografici fissi convenzionali.

Tali criticità si ripercuotono, oltre che sui pazienti, anche sulla sostenibilità del Servizio Sanitario, causando crescenti costi di manutenzione, ritardi o, ancor peggio, sospensioni del funzionamento dei macchinari, oltre a tempi di attesa più lunghi. Basandosi sui risultati dei report, Assobiomedica indica che i tempi sono maturi per agire laddove più necessario, con un rinnovamento preciso e puntuale del parco apparecchiature presenti negli ospedali italiani e investendo sulle tecnologie innovative. La soluzione suggerita è quella di intervenire, seguendo l’esempio del modello francese, sui meccanismi di rimborso, creando dei sistemi di incentivo per l’utilizzo delle nuove tecnologie e tariffe penalizzanti per i macchinari troppo vecchi. Questo consentirebbe una graduale sostituzione delle apparecchiature più vecchie e una progressiva introduzione di quelle tecnologicamente più innovative.