
La salute mentale è la nuova priorità per gli Italiani. È quanto emerge dai dati raccolti a livello globale da Ipsos tramite 24mila interviste in 31 Paesi, tra i quali l’Italia, e dei quali si è discusso a HealthAbility Experience nell’incontro La Salute Mentale: una Nuova Priorità a Livello Mondiale e per gli Italiani, a cura di Stefania Fregosi e Giulia Bettelli, Ipsos Italia Healthcare. Il benessere mentale sta peggiorando e la salute mentale è la prima preoccupazione sanitaria a livello mondiale, superando anche la preoccupazione per le malattie oncologiche. Per gli Italiani è al 2° posto, ma con un indice di preoccupazione più che triplicato rispetto al 2020, passando dal 10 al 35%.
I DISTURBI MENTALI
Il 28% degli Italiani dichiara di soffrire di disturbi legati alla sfera della salute mentale, tra cui disturbi d’ansia e fobie, depressione e disturbi comportamentali alimentari, dato in aumento di 6 punti percentuali rispetto al 2022, al 22%. Inoltre, per più di 1 Italiano su 2 lo stress ha avuto un impatto sulla quotidianità almeno 1 volta nell’ultimo anno fino al punto di pensare di non farcela, di non essere in grado di affrontare e gestire le cose. Tuttavia, l’88% di coloro che riportano sintomi di ansia, stress o depressione valuta ancora come “buono” o “medio” il proprio stato di benessere mentale, evidenziando una scarsa consapevolezza della gravità del problema. Nonostante cresca il numero di persone che soffrono di sintomi legati alla sfera mentale, molte persone non percepiscono il proprio benessere mentale in maniera negativa, evidenziando scarsa consapevolezza del problema. Inoltre, rileva ancora l’indagine, il ricorso al supporto sanitario è ancora insufficiente, l’autodiagnosi e il self-management dei disturbi ancora troppo diffusi.
GIOVANI E DONNE I PIÙ COLPITI
In particolare, i giovani e le donne risultano i soggetti più colpiti: quasi 1 donna della Generazione Z su 2 afferma di aver sofferto di stress fino al punto di pensare di non farcela, contro il circa 20% delle donne baby boomer. Sono sempre le giovani donne (della Generazione Z e millenial) a essersi sentite, più spesso dei corrispettivi maschili e soprattutto delle generazioni più mature, depresse fino a sentirsi senza speranza più volte nell’ultimo anno.
IL RUOLO DEL LAVORO
Emerge anche il ruolo critico del lavoro: il 76% dei lavoratori dichiara di manifestare almeno 1 malessere collegabile all’attività professionale, come stanchezza, difficoltà a dormire e stress difficile da controllare. Nonostante la crescente attenzione al tema, solo il 25% dei lavoratori si rivolgerebbe alla propria azienda in caso di problemi di salute mentale e solo circa la metà ritiene che il proprio datore di lavoro si preoccupi del benessere psicologico dei dipendenti.
Lo studio evidenzia la necessità di “promuovere una vera cultura della prevenzione, ampliare i servizi e la loro accessibilità per rispondere al crescente bisogno di benessere mentale, con un’attenzione particolare ai giovani e alle donne e l’importanza di implementare programmi di supporto e politiche di work-life balance nelle Aziende”.