La pandemia da COVID-19 ha creato una situazione di stress cronico, peggiorando una situazione già critica con numeri da emergenza sanitaria per la salute mentale e evidenziando la necessità di potenziare i servizi, in particolare per l’infanzia e l’adolescenza. È quanto emerso dal webinar dal titolo Una Società che Cambia: Nuovi Bisogni e Nuove Soluzioni in Salute Mentale, organizzato da Koncept. “Già prima della pandemia la situazione era estremamente difficile”, dichiara Andrea Fagiolini, professore ordinario di Psichiatria all’Università di Siena. “Dal 2017 la depressione è la prima malattia medica responsabile di disabilità: eravamo già in crisi e il Covid ha ulteriormente complicato il quadro, creando uno stress altissimo e cronico e aumentando nettamente il numero persone che soffrono di disagio mentale. Abbiamo riscontrato quadri di depressione estremamente severi, molte persone che lamentano insonnia, difficoltà di concentrazione, un netto aumento di disturbi dell’umore e di ansia. È necessario potenziare i servizi per l’infanzia e l’adolescenza, perché i problemi di salute mentale insorgono già nell’età pediatrica e se si interviene precocemente con interventi mirati e multidisciplinari si possono limitare i rischi.”
“Durante queste fase è aumentato il numero delle persone che si rivolgono ai centri di salute mentale, ma soprattutto sono aumentate le patologie codificate come malattie mentali in particolare tra i giovanissimi. In questo quadro è necessario personalizzare i servizi”, afferma Angelo Fioritti, direttore del Dipartimento Salute Mentale Azienda USL Bologna. Giuseppe Nicolò, direttore Dipartimento Salute Mentale ASL Roma 5, sottolinea come a soffrire siano stati in particolar modo bambini e giovani adulti, con comportamenti autolesivi soprattutto nei giovani: “Non allocare risorse sulla salute mentale ci impedisce anche di investire sul futuro delle nuove generazioni”, ribadisce. “Serve un intervento trasversale e precoce in un’ottica di prevenzione.”
“Abbiamo retto l’urto dell’ondata di richieste ma ora è indispensabile ripensare ai servizi del territorio: dobbiamo indirizzarci verso una salute mentale di comunità, attraverso servizi di prossimità, investendo nella sanità territoriale e nel raccordo tra cure primarie e Servizi di salute mentale”, dichiara Simone Bezzini, assessore al Diritto alla Salute della Toscana. “È necessaria una risposta appropriata ed efficace alla complessità dei problemi connessi ai disagi psichici, anche attraverso il ’budget di salute’, strumento previsto dal Piano Sanitario Sociale Integrato 2018-2020, a sostegno del progetto terapeutico personalizzato, costituito da risorse individuali, familiari, sociali e sanitarie al fine di migliorare la salute della persona.”
Analoga la linea seguita dalla Regione Emilia-Romagna: “L’obiettivo – sintetizza l’assessore Raffaele Donini – è allargare lo sguardo a tutte le fasce di età e a tutte le patologie mentali. Riteniamo importante implementare programmi riabilitativi inclusivi, che valorizzino le potenzialità e le preferenze della persona, che lavorino sugli assi abitare/socialità/lavoro, e che prevedano una corresponsabilizzazione della persona nel percorso riabilitativo. Accanto all’offerta tradizionale dei servizi (ambulatorio, centri diurni, centri residenziali, reparti ospedalieri), si sta affermando la metodica del budget di salute, che mette in sinergia le risorse della persona, della sua famiglia, della comunità locale, dei servizi sociali e sanitari su un progetto individuale e non predeterminato dall’offerta, e che fa perno su una residenzialità ‘leggera’. Vediamo questa progettualità come strategica per gli anni a venire.”
Al webinar hanno partecipato Francesca Moccia, vice segretario Cittadinanzattiva; Gisella Trincas, presidente Unasam – Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale; Paola Kruger, paziente Esperto Eupati – European Patients’ Academy on Therapeutic Innovation; Teresa Petrangolini, direttore Patient Advocacy Lab di ALTEMS, Università Cattolica del Sacro Cuore. “La pandemia ha aggravato un bisogno che già c’era, anche a causa della poca attenzione riservata alla salute mentale. Servono risorse e un servizio di prossimità che funzioni meglio, per intercettare i primi campanelli d’allarme ed evitare che la situazione degeneri. Dunque, prevenzione, prevenzione, prevenzione e ascolto, perché c’è ancora molto stigma intorno ai disturbi mentali”, commenta Moccia. “Con il Covid – conclude Petrangolini – le associazioni sono state più presenti e le istituzioni hanno iniziato a considerarle come attori della sanità, come dovrebbe essere sempre.”