Secondo un articolo pubblicato su Am J Hypertens online 2017, nel 70% dei casi, i dispositivi domestici non risultano accurati entro un margine di errore di 5 mmHg, il che viene considerato clinicamente importante; nel 30% dei casi l’errore supera addirittura un margine di 10 mmHg. Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori, guidati dalla prof.ssa Jennifer Ringrose, dell’Università dell’Alberta, hanno studiato 85 pazienti ipertese che, anche più di una volta al giorno, controllavano la pressione arteriosa in ambiente domestico con un proprio sfigmomanometro. Secondo quanto osservato, gli errori possono essere sostanziali anche con gli apparecchi che sono stati testati da uno studio di convalida, e uno dei problemi principali consiste nel fatto che è difficile comprendere le ragioni alla base di simili scarti, dato che gli algoritmi impiegati dai dispositivi sono coperti da copyright e tenuti segreti da ciascuna compagnia.
Anche se i medici si affidano in misura sempre crescente al monitoraggio domestico della pressione per gestire i pazienti affetti da ipertensione, molti dei dispositivi sono dunque troppo poco accurati per risultare realmente utili. Per arginare il problema, oltre a ribadire la necessità che l’accuratezza dei dispositivi domestici venga migliorata, i ricercatori suggeriscono che i pazienti acquistino apparecchi convalidati e facciano uso di bracciali di dimensioni adeguate.