Rispetto a 1 anno fa, la percentuale di cittadini che ritengono i vaccini uno strumento sanitario sicuro e efficace per contrastare le malattie infettive si è ridotta dal 92% al 76%, mentre i cittadini non sicuri dell’efficacia o della sicurezza dei vaccini sono cresciuti di 11 punti percentuali, passando dal 6 al 17%. Anche il livello di fiducia nei confronti di tutti i vaccini dopo l’esperienza della pandemia risulta aumentato solo per il 15% del campione, rispetto al 33% del 2022. Sono alcuni dei risultati del sondaggio condotto su 2.300 cittadini realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con SWG, presentato in una conferenza stampa presso la Sala Caduti Nassirya del Senato. Questo potrebbe voler significare che l’entusiasmo registrato nella precedente rilevazione fosse dettato più dalla paura del virus che da una reale comprensione del valore dei vaccini come strumento di tutela della salute del singolo e della collettività”, commenta Rossana Bubbico, consulente dell’area Healthcare di The European House – Ambrosetti. Sul vaccino anti-Covid-19, 1 intervistato su 5 ha dichiarato di aver riscontrato maggiori difficoltà di accesso alla somministrazione della terza e quarta dose di vaccinazione, riconducibile, per gli intervistati, a una poca chiarezza da parte delle autorità sanitarie e alla distanza dei centri vaccinali dai domicili dei cittadini verificatasi dopo la chiusura degli hub vaccinali. Dell’89% del campione che si è vaccinato contro il Covid-19, il 67% ha dichiarato di aver effettuato anche la terza dose, mentre solo il 15% riferisce di aver effettuato anche la quarta; pensando a eventuali dosi booster, solo il 42% si dice propenso a un ulteriore richiamo, mentre il 9% si dice ancora indeciso.
“È prioritaria la costruzione di una cultura della prevenzione e la vaccinazione è il primo strumento di prevenzione che abbiamo: ci evita malattie e comorbidità e sappiamo bene quale è stato l’impatto delle comorbidità sul Covid”, dichiara la sen. Beatrice Lorenzin. “Bisogna ingaggiare, per questo, i Medici di famiglia e i Pediatri, fondamentali sul territorio. La propensione alla vaccinazione è scesa insieme alla percezione del rischio. Non possiamo far vivere sempre con l’ansia di un rischio, ma è necessario far passare l’idea della prevenzione. Questo si fa con una comunicazione istituzionale chiara e trasparente, perché siamo bombardati da istanze antiscientifiche.”
Il rafforzamento della comunicazione in campo vaccinale è anche uno dei 10 obiettivi del nuovo Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2023-2025, non ancora approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, ad oltre 1 anno e mezzo dal termine dei lavori del Tavolo Tecnico incaricato dal Ministero della Salute di perfezionare la proposta di Piano (31 dicembre 2021) e a quasi 1 anno dal termine della revisione dei contenuti dello stesso Piano da parte del Gruppo Consultivo Nazionale sulle Vaccinazioni (28 maggio 2022). Tra le novità più rilevanti del nuovo Piano, figura anche il percorso distinto di aggiornamento del Calendario Vaccinale in funzione degli scenari epidemiologici, delle evidenze scientifiche e delle innovazioni in campo biomedico. All’interno del nuovo Calendario, non compare la vaccinazione anti-Covid, così come non vengono fornite indicazioni circa l’organizzazione della campagna vaccinale anti-Covid per i fragili. “La mia prima richiesta è una circolare delle linee guida per la vaccinazione contro il Covid”, dichiara Roberti Siquilini, presidente di Società Italiana di Igiene. “Il Piano Nazionale Vaccini non contiene alcuna indicazione per la vaccinazione contro il Covid, perché è stato prodotto 1 anno e mezzo fa quando non ce n’era necessità. La strada era tracciata dall’emergenza, ma adesso è un punto fondamentale perché abbiamo i fragili scoperti. Tutte le vaccinazione sono calate, per varie ragioni. Ma vanno potenziati i dipartimenti di prevenzione individuando percorsi per le persone fragili: non è possibile che per la vaccinazione un malato oncologico debba seguire gli stessi percorsi di cittadini sani”, continua. “Poi bisogna dare alle Regioni obiettivi di livelli essenziali di assistenza per la copertura vaccinale. La mia quarta richiesta è anche la possibilità, per le aziende sanitarie, di individuare la popolazione fragile. Questo oggi, per le leggi seguite dal Garante per la privacy, non è possibile e questi soggetti sono individuabili solo dai Medici di Medicina Generale.”
Il processo di sviluppo del vaccino anti-Covid, afferma la nota di The European House – Ambrosetti, ha subìto un’accelerazione senza precedenti a livello globale grazie a una serie di fattori, tra cui: le ricerche già condotte in passato sulla tecnologia mRNA; gli studi sui coronavirus umani correlati al SARS-CoV-2; le ingenti risorse umane e economiche messe a disposizione in tempi stretti; la conduzione parallela delle varie fasi di valutazione e di studio; la produzione del vaccino parallelamente agli studi e al processo di autorizzazione; l’ottimizzazione della parte burocratica/amministrativa.
“La tutela della salute dei cittadini ha un impatto positivo diretto anche in termini di crescita sociale ed economica”, afferma Paivi Kerkola, Country president Pfizer Italia. “Dal nostro punto di vista, Pfizer mette a disposizione le competenze, la scienza e la capacità organizzativa con cui abbiamo dimostrato di poter sviluppare il vaccino contro il Covid-19 in tempi record. Auspicando una sempre maggiore collaborazione tra pubblico e privato, credo che il sistema Paese sarà in grado di rispondere alle crescenti esigenze sanitarie e alle sfide sanitarie del futuro.”
“Lo studio che abbiamo pubblicato nel 2021 sul Journal of Knowledge Management ha evidenziato come la crescita del PIL sia dipendente dal tempo necessario alla messa in atto e all’esecuzione del piano vaccinale nazionale”, dichiara Francesco Saverio Mennini, research director EEHTA del CEIS, Facoltà di Economia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, presidente SIHTA. “Un ritardo nel raggiungimento dell’obiettivo di copertura vaccinale contro la Covid-19 avrebbe generato una perdita di PIL pari a più di 200miliardi di euro tra il 2021 e il 2022. L’enormità di queste cifre indica, una volta di più, come la Sanità rappresenti un investimento e non un costo per il Paese e per la società nel suo complesso. Al suo interno, la prevenzione rappresenta una delle forme di investimento più efficaci e più cost saving.”
“Anche se l’emergenza globale si è conclusa dobbiamo avere in mente che ci accingiamo a vivere una fase di convivenza prolungata con il virus”, conclude la sen. Tilde Minasi, componente della Commissione Affari Sociali, Sanità, Lavoro pubblico e privato e Previdenza Sociale del Senato. “Dobbiamo prestare attenzione sia al monitoraggio dell’arrivo di nuove varianti, che potranno comunque causare altre ondate di casi e decessi, sia alla tutela della salute dei più fragili.”