Lo scompenso cardiaco (o insufficienza cardiaca) è una condizione patologica, cronica e progressiva in cui il muscolo cardiaco non è in grado di pompare sangue in maniera adeguata alle richieste dell’organismo. Questo comporta il progressivo peggioramento del quadro clinico e la comparsa di sintomi invalidanti quali stanchezza, difficoltà respiratorie, tosse, sintomi che possono richiedere anche diversi ricoveri ospedalieri. Quasi la metà dei pazienti (46%) viene infatti nuovamente ricoverata per insufficienza cardiaca entro 60 giorni.
La patologia colpisce oltre 15milioni di persone in Europa, che si stima arriveranno a 30milioni nel 2020, ed è responsabile di circa 3milioni di ricoveri ospedalieri e numerosi decessi ogni anno. Si calcola che in Italia ne soffrano oltre 1,5milioni di persone, con 170mila nuovi pazienti ogni anno e un’incidenza dell’1-2% sulla popolazione globale, con circa 500 ricoveri al giorno.
Alle cause legate all’invecchiamento della popolazione si associano, in genere, condizioni morbose di tipo cronico degenerativo quali l’ipertensione arteriosa, il diabete, la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva. Tutto questo fa comprendere perché lo scompenso cardiaco rappresenti la prima causa di ospedalizzazione, con una degenza media di oltre 10 giorni e costi, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, superiori a 550milioni di Euro l’anno, pari a 11.800€ per ciascun paziente (dati 2016, studio ARNO, European Journal of Heart Failure; dal medesimo studio si evidenzia che il costo delle ri-ospedalizzazioni, circa 7.000€ a paziente, è quasi il doppio rispetto a quello del primo ricovero, circa 4.500€ a paziente).