
Scoperta il meccanismo fisiopatologico tra emicrania e difetto congenito al cuore. Lo annuncia una ricerca tutta italiana del Centro Cardiologico Monzino e dell’Università Statale di Milano. In particolare, i ricercatori sono riusciti per la prima volta a spiegare il meccanismo fisiopatologico che correla l’emicrania con aura al difetto cardiaco congenito del Forame Ovale Pervio (PFO), ossia la mancata chiusura totale alla nascita della comunicazione tra atrio destro e sinistro del cuore. Lo studio conferma inoltre i dati già noti di regressione delle crisi emicraniche in circa il 70% dei casi a seguito dell’intervento percutaneo di chiusura del forame ovale.
“Ad oggi, nessuna delle linee guida cardiologiche internazionali include l’emicrania con aura fra le indicazioni per l’intervento di chiusura del PFO”, spiega Daniela Trabattoni, responsabile dell’Unità di Cardiologia Interventistica 3 del Monzino, e coordinatrice della parte clinica dello studio. “Abbiamo scoperto che il sangue di soggetti con emicrania e PFO presenta un numero elevato di piastrine e di microvescicole che esprimono una proteina – il fattore tessutale – in grado di innescare la cascata della coagulazione e la formazione di trombi”, dichiara la prof.ssa Marina Camera, del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università degli Studi di Milano e responsabile dell’Unità di Ricerca Biologia Cellulare e Molecolare Cardiovascolare del Monzino, che ha coordinato la parte farmacologico-molecolare dello studio. “Questo stato di attivazione piastrinica è causato dallo stress ossidativo (provocato dai radicali liberi), condizione ben nota per alterare le funzioni delle nostre cellule e tessuti. Nel nostro organismo l’azione dei radicali liberi è contrastata da sostanze antiossidanti, ma in alcune condizioni, come nei pazienti con PFO, queste possono essere non sufficienti a mantenere un equilibrio ossidativo determinando di conseguenza attivazione piastrinica con formazione di micro emboli.” La ricerca è stata pubblicata sul Journal of American College of Cardiology Basic to Translational Science.
IL FORAME OVALE PERVIO (PFO)
Si tratta di una condizione anatomica congenita molto frequente, che interessa 1 adulto su 4, ed è dovuta a una incompleta chiusura del setto che separa l’atrio destro dall’atrio sinistro. La condizione non è di per sé pericolosa, ma potrebbe permettere in alcune situazioni il passaggio di trombi dall’atrio destro a quello sinistro, e così verso il circolo cerebrale, favorendo l’insorgenza di ischemie e elevando il rischio di ictus. Il difetto è trattato, solo in caso di presenza accertata di aumentato rischio trombotico, con farmaci antiaggreganti, come l’acido acetilsalicilico (aspirina) e il Clopidogrel (Plavix), oppure con l’intervento transcatetere di chiusura del forame.
“Il nostro studio Learner (pLatelEts and migRaine iN patEnt foRamen ovale) ha analizzato 62 pazienti sintomatici per emicrania con aura in terapia con cardioaspirina prima dell’intervento e 6 mesi dopo chiusura percutanea del PFO”, spiega Trabattoni. “Abbiamo rilevato che l’aspirina migliora gli attacchi di emicrania con aura, ma non li risolve, mentre la chiusura ottiene una regressione completa nel 69,7% dei casi. Tuttavia, il vantaggio conferito dalla chiusura del PFO, rispetto al trattamento farmacologico del paziente, è che tale procedura permette di rimuovere la causa dell’attivazione piastrinica, mentre il secondo tratterebbe solo l’effetto dello stress ossidativo sulla piastrina obbligando per altro il paziente ad una terapia cronica.”