SIAARTI: “Device mininvasivi aumentano le possibilità di ridurre la sofferenza del dolore cronico”

Uno degli obiettivi degli anestesisti è combattere il dolore cronico. La Legge 38.2010 aveva definito i presupposti per un mutamento di sistema, considerando il dolore come patologia e dunque, in quanto tale, una condizione da trattare. Tuttavia, se i risultati sono stati apprezzabili nell’ambito del dolore oncologico, altrettanto non si può dire per quanto riguarda altre tipologie di sofferenza. Anche durante il Congresso Nazionale ICARE2022 – svoltosi in questi giorni a Milano con oltre 4mila specialisti di Anestesia, Rianimazione, Analgesia e Terapia Intensiva – il dolore è stato tema centrale di numerose sessioni, con molte riflessioni sulla ricerca e lo sviluppo di nuovi approcci non esclusivamente farmacologici. “Il dolore cronico colpisce milioni di persone nel mondo e ne rappresenta una delle principali cause di disabilità”, dichiara Alessia Violini, responsabile Sezione Medicina del Dolore e Cure Palliative della Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva SIAARTI. “Spesso le terapie farmacologiche e non farmacologiche a disposizione non sono sufficientemente efficaci per affrontare e gestire adeguatamente questa condizione. L’urgenza di una terapia efficace anche a medio-lungo termine ha portato negli ultimi tempi ad una ricerca e ad uno sviluppo di nuove tecnologie per la medicina del dolore. Una maggiore comprensione dei segnali elettrici che nel sistema nervoso causano e mantengono il dolore cronico, nonché l’effetto che la stimolazione terapeutica provoca su questi segnali, sta portando allo sviluppo di nuovi approcci di neuromodulazione.”

“La continua ricerca tecnologica di nuove forme d’onda per la stimolazione midollare e periferica, di nuovi target neurali, uniti alla miniaturizzazione di devices sempre meno invasivi e compatibili con indagini strumentali come la risonanza magnetica, stanno rendendo possibile l’estensione della loro indicazione ed applicabilità”, continua Violini. Una delle ultime innovazioni nel campo della neuromodulazione vede oggi ad esempio la possibilità di utilizzo di una tecnologia che finora prevedeva l’inserimento di un elettrocatetere per via percutanea addirittura con tecnologia totalmente non invasiva attraverso elettrodi superficiali che stimolerebbero in alta frequenza le fibre nervose in profondità e verosimilmente gli interneuroni inibitori del dolore. “Tra le tecniche di neuro stimolazione non invasiva, ricordiamo inoltre la stimolazione transcranica a corrente continua, che induce un flusso a bassa corrente attraverso le strutture cerebrali profonde per iperpolarizzare e quindi inibire dei target mirati.”

La recente implementazione delle tecnologie di telemedicina e teleconsulto, offrono nuove possibilità di migliorare fortemente la qualità dell’assistenza sanitaria? “Sicuramente sì, ed inoltre, grazie ai nuovi algoritmi di intelligenza artificiale, si stanno studiando e mettendo a punto anche nel nostro Paese nuove terapie digitali e nuove app su sistemi talvolta indossabili per la gestione del dolore cronico, in cui il paziente diventa protagonista del suo percorso clinico. Per le situazioni in cui il dolore cronico diventa difficile e i meccanismi fisiologici di modulazione risultano talmente alterati e complessi da condizionare la sua percezione al punto da ritenere fino a pochi mesi fa una condizione dolorosa intrattabile, oggi si stanno sperimentando proprio applicazioni di realtà virtuale e realtà aumentata, che secondo gli ultimi lavori internazionali sembrano ridurre efficacemente la sofferenza e il dosaggio dei farmaci, inclusi gli oppioidi, migliorando così la qualità di vita dei pazienti. Mentre alcune di queste tecnologie hanno già dimostrato la loro efficacia in letteratura, molte sono ancora in fase di sperimentazione. L’interesse e gli investimenti per la ricerca sulle innovazioni tecnologiche nel dolore cronico – conclude – sono oggi un segno promettente di sviluppo futuro di nuove possibilità terapeutiche. Possiamo sperare di avere presto a disposizione nuovi mezzi per trattare il dolore in modo preciso, mirato e se possibile anche con applicazioni domiciliari, migliorando quindi l’impatto della gestione del dolore cronico per i pazienti, per le loro famiglie e per il Sistema Sanitario Nazionale.”