Soggetti a rischio cardiovascolare spesso non controllano il colesterolo

Secondo lo studio multinazionale, prospettico, osservazionale, non interventistico Santorini, disegnato per documentare come nella pratica clinica quotidiana vengano utilizzate le attuali opzioni di trattamento per gestire i livelli di colesterolo nei pazienti a rischio alto e molto alto, circa il 19% dei soggetti europei con grave rischio cardiologico non cura il colesterolo. “Il trattamento appropriato della dislipidemia rappresenta invece un obiettivo fondamentale per migliorare la prognosi dei pazienti a rischio cardiovascolare”, dichiara il coordinatore dello studio, Marcello Arca, professore di Medicina Interna, Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza, Roma. “Alla luce delle nuove indicazioni, formulate da importanti società scientifiche, è sempre importante aggiornare le nostre conoscenze su come queste vengono applicate nella nostra pratica clinica quotidiana. Da qui nasce la necessità di condurre studi osservazionali volti a comprendere le linee di tendenza dei comportamenti terapeutici.”

In particolare, i risultati dello studio – che ha coinvolto 9.606 pazienti – mostrano che, al basale, il 18,6% dei pazienti a rischio cardiovascolare alto e molto alto non riceveva alcuna terapia ipolipemizzante (LLT); la maggior parte dei pazienti (54,1%) ha ricevuto LLT in monoterapia, e le terapie di associazione sono state utilizzate solo nel 27,3% dei pazienti.

Le linee guida ESC/EAS 2019 sulla gestione delle dislipidemie hanno stabilito che, per i pazienti rischio cardiovascolare alto e molto alto, più bassi sono i livelli di colesterolo LDL, più si riduce il rischio di eventi CV. Dato che l’80% dei pazienti ipercolesterolemici non raggiunge gli obiettivi di C-LDL raccomandati dalle linee guida, nonostante riceva terapie ipolipemizzanti, i risultati dello studio ribadiscono la necessità di un uso più intenso delle LLT.

“Lo studio Santorini conferma quanto ancora ci sia da lavorare perché i pazienti rischio cardiovascolare a alto e molto alto ricevano la terapia ipolipemizzante più appropriata per raggiungere i loro obiettivi di CLDL”, commenta Arca. “C’è un chiaro bisogno di ulteriori opzioni di trattamento che siano ben tollerate e aiutino i pazienti a raggiungere i loro obiettivi di C-LDL e migliorino gli esiti clinici.”

I dati dello studio Santorini sono stati presentati da Daiichi Sankyo in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC) 2021.