Sostanza bianca e cervello. Esperti a confronto al XIV Congresso Incontri Clinico-Radiologici di Neuroscienze

Una rete di fibre nervose che permette lo scambio incessante e massiccio di informazioni nel cervello: è la sostanza bianca che, insieme a quella grigia, costituisce il sistema nervoso centrale. Dalla nascita, essa è però soggetta a modificazioni ed è fondamentale indagarne, anche tramite tecniche avanzate di diagnostica, il processo di maturazione (mielinizzazione) e il sopraggiungere delle varie malattie a cui può andare incontro durante la vita: dalla sclerosi multipla alle malattie infettive, tossico-metaboliche, ischemiche e degenerative, fino alla malattia di Alzheimer. Questi i temi del XIV Congresso Incontri Clinico-Radiologici di Neuroscienze Michela Bonamini, 3-giorni di dibattiti e formazione scientifica sull’isola di Ponza, in programma dal 13 al 15 giugno 2024.

“Molto utile nello studio della sostanza bianca sono in particolare le tecniche avanzate di RM e soprattutto la trattografia ottenuta con il tensore di diffusione; lo stiamo testando presso l’IRCCS San Raffaele, dove utilizziamo queste informazioni per costruire un percorso riabilitativo personalizzato, quasi ‘sartoriale’”, dichiara il dott. Alberto Pierallini, direttore del Servizio Diagnostica per Immagini dell’IRCCS San Raffaele, organizzatore dell’evento. L’incontro è patrocinato dal San Raffaele e dall’Associazione Italiana di Neuroradiologia Diagnostica e Interventistica AINR.

“Nel cervello l’acqua libera negli spazi extracellulari ha dei movimenti casuali e quasi impercettibili ma che vengono in un certo modo orientati dalle barriere esistenti: si tratta, appunto, dei fasci di fibre della sostanza bianca”, continua Pierallini. “Ricostruendo a colori e in maniera tridimensionale queste informazioni, attraverso l’imaging, si ottengono delle mappe dettagliate dei fasci o dei tratti cerebrali, in particolare del tratto cortico-spinale. Questa riproduzione può essere di grande aiuto per una corretta programmazione di un intervento neurochirurgico, perché mostra chiaramente l’eventuale infiltrazione o dislocazione da parte di un tumore. Inoltre – conclude – consente di effettuare correlazioni con il danno neurologico dopo un ictus o un intervento neurochirurgico e fornisce importanti informazioni predittive sul recupero neuroriabilitativo.”