Si stima che entro 10 anni in ogni sala operatoria sarà presente un robot per assistere il lavoro degli specialisti (dati ACOI). Tra le realtà che già ne usufruiscono, presso il Maria Cecilia Hospital – Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN – si è svolto per la prima volta al di fuori dagli USA un intervento per l’inserimento di uno stent carotideo con l’utilizzo di un robot. Il sistema di guida robotico Corindus CorPath GRX, lanciato in Italia da Siemens Healthineers lo scorso ottobre, massimizza la precisione dell’operatore nell’ambito dell’interventistica vascolare e in particolare nell’inserimento e posizionamento dei cateteri per l’applicazione di stent.
“Presso Maria Cecilia Hospital utilizziamo questa tecnologia principalmente per interventi complessi sulle coronarie”, spiega il dott. Paolo Sbarzaglia, cardiologo interventista del Laboratorio di Cardio-Angiologia Diagnostica e Interventistica, diretto dal dott. Fausto Castriota. “Considerato che i device, stent e cateteri utilizzati per l’interventistica coronarica sono analoghi a quelli impiegati per le procedure carotidee, abbiamo valutato la possibilità di poter intervenire con il sistema robotico per ottenere una maggior precisione nel trattare una stenosi dell’arteria carotide. Si tratta del primo intervento fuori dagli USA eseguito con CorPath GRX sull’arteria carotide.”
Il paziente, 76enne, era stato operato in passato per un’angioplastica carotidea a causa dell’aterosclerosi, patologia caratterizzata dall’accumulo di placche sulle pareti interne dei vasi che impediscono il corretto afflusso di sangue. Il soggetto si sottoponeva a controlli periodici quando, all’ultimo incontro con lo specialista, un’angio TC dei tronchi sovraortici ha presentato un’immagine compatibile con una ripresa della patologia a livello della carotide, in prossimità dello stent posizionato durante la procedura precedente (avvenuta oltre 6 anni fa).
“L’aterosclerosi a livello delle carotidi tende a manifestarsi nuovamente a distanza di anni, nonostante interventi perfettamente riusciti”, prosegue Sbarzaglia. “Da qui l’importanza di follow-up periodici per questi soggetti. La TC […] mostrava infatti la presenza di una stenosi molto importante della carotide destra all’interno del vecchio stent precedentemente impiantato. Solo in fase di procedura, l’angiografia ci ha confermato che l’anatomia della stenosi era idonea per essere trattata con l’ausilio del sistema robotico per un’angioplastica percutanea mininvasiva.”
L’intervento ha permesso di ripristinare il lume normale della carotide e di rivascolarizzare l’encefalo in maniera ottimale. Il paziente è stato dimesso dopo appena 2 giorni di degenza ospedaliera, rientrando al domicilio con l’indicazione ad una terapia antiaggregante. “Grazie all’impiego di nuove connessioni sempre più performanti, si potranno utilizzare i sistemi robotici in remoto, a molti chilometri di distanza, permettendoci di intervenire prontamente anche da luoghi lontani dalle strutture ospedaliere. Corindus – conclude – è un sistema interessante perché offre una precisione sub-millimetrica per il posizionamento degli stent rispetto alla mano dell’operatore umano.”