Quali sono gli analgesici meglio tollerati dal genere femminile? “Studi clinici e di farmacosorveglianza, oltre a una lunga tradizione d’uso – spiega Diego Fornasari, professore di Farmacologia, Università degli Studi di Milano – consentono di identificare qualche molecola rivelatasi particolarmente sicura nella donna. Una di queste è il paracetamolo, che ha un buon profilo di safety anche in gravidanza o in post-menopausa, quando comorbidità e politerapie possono esporre le pazienti anziane fragili al rischio di interazioni farmacologiche. Inoltre, è interessante notare che nella femmina in età fertile la produzione di cannabinoidi endogeni, sostanze con un’azione analgesica naturale, tende a diminuire in certe fasi del ciclo ovarico, aumentando la sensibilità al dolore. Avendo il paracetamolo anche un effetto modulatorio positivo sul tono endocannabinoide, si può ipotizzare che questa molecola sia di aiuto alla donna, contribuendo ad alzare la soglia di tolleranza alla sensazione dolorosa.”
“Nella donna in età fertile – puntualizza Alessandra Graziottin, Presidente della Fondazione Graziottin – le forme di dolore più comuni sono quelle correlate alla mestruazione, come ad esempio dismenorrea e dolore pelvico cronico. Il paracetamolo può essere considerato un farmaco di prima linea nel trattamento della dismenorrea primaria e delle comorbidità associate, per le sue caratteristiche di maneggevolezza, sicurezza e minori effetti collaterali rispetto ai FANS. In gravidanza, sono lombalgia e dolore nella regione pelvica a presentarsi più di frequente: è bene ricordare che anche nella gestante il dolore cronico non va trascurato, perché potrebbe essere lesivo per il feto. In questi casi, paracetamolo è tuttora l’analgesico considerato più sicuro per la mamma e il bambino, come ribadisce l’ultimo statement della Society for Maternal-Fetal Medicine. In post-menopausa si moltiplicano invece i dolori ossei, articolari e muscolari, per via della carenza estrogenica. Una terapia ormonale su misura è la prima efficacissima cura antalgica, perché va a trattare la vera causa del problema, ma può essere integrata vantaggiosamente da un analgesico ben tollerato come paracetamolo, che le Linee Guida EULAR indicano come farmaco di prima scelta nel controllo del dolore artrosico.”
Ma come si curano le donne, nell’ambito dell’automedicazione? In questo senso, è fondamentale la figura del farmacista, al quale spesso si rivolgono per scegliere la terapia più opportuna. “Le sindromi algiche sono tra le condizioni più frequenti che vengono sottoposte al farmacista”, spiega Eugenio Leopardi, Presidente Unione Tecnica Italiana Farmacisti (UTIFAR). “Un terzo dei cittadini esce dalla farmacia con un consiglio: di questi, circa il 20% è costituito da consulenze per la risoluzione di stati dolorosi, molto spesso richieste proprio dalle donne, che sono le maggiori consumatrici di farmaci. Non a caso, 6 volte su 10 l’analgesico viene dispensato a una paziente di sesso femminile. Il ruolo del farmacista è di grande importanza per guidare la donna nella scelta consapevole del principio attivo più indicato, favorendo i prodotti con un buon profilo di efficacia e safety, come paracetamolo, e chiarendo che il ricorso ai Fans va evitato se si è in terapia con anticoagulanti, se si soffre di gastrite o reflusso e in caso di gravidanza. Nella sua attività di counselling, il farmacista deve anche mettere in guardia dai possibili rischi di un selvaggio e protratto ‘fai da te’, che potrebbe causare ritardi diagnostici, interazioni farmacologiche o danni da abuso. In generale, comunque, il ricorso all’automedicazione per ridurre sindromi dolorose e infiammatorie lievi e transitorie si basa soprattutto sull’impiego di analgesici centrali e FANS. Come evidenziano i dati IMS sui primi 3 principi attivi senza obbligo di ricetta (OTC e SOP), nel periodo febbraio 2016 – gennaio 2017, in farmacia sono state vendute circa 26 milioni di confezioni di paracetamolo, 16,5 milioni di ibuprofene e 10 milioni di acido acetilsalicilico.”
“Gli analgesici nella donna – conclude Fornasari – devono essere utilizzati con grande appropriatezza proprio a fronte della maggiore frequenza e intensità con cui il genere femminile è esposto al dolore. Soprattutto in momenti particolari della vita, è bene ricorrere a farmaci che la farmacoepidemiologia ha dimostrato essere sicuri.”