
L’epatite C è una questione prioritaria di salute pubblica: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 170 milioni le persone infette. Solo nel nostro Paese la prevalenza di individui positivi all’HCV potrebbe sfiorare il 2% della popolazione, con una stima di circa 1,2 milioni di infetti, dei quali un numero importante con infezione in atto. Sono sei i genotipi che causano l’infezione cronica. Il GT1 è il più comune in Europa, rappresentando più del 66% dei casi, e il sottotipo 1b è il più diffuso nella maggior parte dei Paesi europei, tra i quali l’Italia, dove costituisce il 51% del totale dei casi. Da qualche mese, nel nostro Paese, il Servizio Sanitario Nazionale ha a disposizione una nuova opzione terapeutica per l’eradicazione dell’epatite C: la combinazione di due antivirali diretti (DAAs), elbasvir, inibitore della proteasi NS5A del virus HCV e grazoprevir, inibitore della proteasi NS3/4A, entrambe necessarie per la replicazione virale. Il profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità del farmaco è stato dimostrato in un ampio corpus di studi clinici (oltre 2000 pazienti arruolati), nel quale il tasso di Risposta Virologica Sostenuta (SVR) è sempre risultato superiore al 92%, raggiungendo anche il 100%. In occasione del 52° congresso della European Association for the Study of the Liver svoltosi ad Amsterdam nell’aprile scorso, sono stati presentati nuovi studi a ulteriore conferma del profilo di efficacia, sicurezza e tollerabilità del farmaco: come lo studio sull’efficacia della combinazione elbasvir/grazoprevir in 506 pazienti con diversi livelli di carica virale (abstract THU-228). I tassi di SVR12, in questo caso, raggiungono il 100% nei pazienti con viremia fino a 800.000 copie, e sono compresi tra il 92% e il 94.4% nei pazienti con viremia superiore alle 800.000 copie.
“Un fattore fondamentale da considerare nell’approccio alla patologia è che i pazienti con infezione da HCV non sono tutti uguali: alcune categorie di pazienti definiti ‘fragili’, come quelli con co-infezioni o co-morbilità, sono più difficili da trattare”, dichiara la prof.ssa Gloria Taliani, Ordinario di Malattie infettive presso l’Università La Sapienza di Roma. “La disponibilità di strumenti efficaci, potenti e sicuri, quali sono le combinazioni terapeutiche attualmente disponibili, ha contribuito a rafforzare la percezione che la malattia sia curabile pressoché in ogni paziente, indipendentemente dalla gravità e complessità del quadro clinico. Le percentuali di risposta virologica sono molto elevate e l’esperienza di real life conferma, e talvolta addirittura migliora, i risultati ottenuti negli studi registrativi. Dunque siamo in presenza di un panorama terapeutico molto favorevole per i pazienti. Tuttavia, nelle pieghe di questi risultati più che soddisfacenti, si annidano ancora alcuni bisogni non pienamente soddisfatti che speriamo possano avere presto una risposta adeguata.”