La calprotectina fecale (Fcal) rappresenta il marcatore fecale più largamente impiegato nelle malattie infiammatorie intestinali e molti articoli ne hanno descritto la performance nella previsione di attività della malattia, guarigione mucosale, efficacia del trattamento e rischio di recidive. I test immunochimici fecali (FIT) possono quantificare la concentrazione dell’emoglobina nelle feci, e sono stati originariamente usati per lo screening dei tumori colorettali. In un articolo pubblicato recentemente su Intest Res è stato riportato che i FIT rappresentino anche un utile biomarcatore nelle malattie infiammatorie intestinali.
Il raffronto diretto fra questi due biomarcatori ha dimostrato che essi predicono la guarigione delle mucose nella rettocolite ulcerosa con pari efficacia ma, nel morbo di Crohn, i FIT sono risultati meno sensibili alle lesioni dell’intestino tenue. Essi, comunque, presentano diversi vantaggi rispetto alla Fcal in termini di semplicità d’uso, bassi costi, e sistema di misurazione rapido ed automatizzato, sebbene i dati a supporto della sua applicazione nelle malattie infiammatorie intestinali siano insufficienti e siano, quindi, necessarie ulteriori ricerche in materia.