
“Stiamo perdendo terreno nella lotta per porre fine alle mutilazioni genitali femminili, con terribili conseguenze per milioni di ragazze dove la pratica è maggiormente diffusa”, dichiara Nankali Maksud, senior advisor Unicef per la prevenzione di pratiche dannose. “Quando le ragazze non possono accedere a servizi vitali, scuole e reti di comunità, il loro rischio di subire mutilazioni genitali femminili aumenta, minacciando la loro salute, istruzione e futuro. In occasione della Giornata Internazionale di Tolleranza Zero alle Mutilazioni Genitali Femminili, 6 febbraio, e ci avviciniamo ai 2 anni dall’inizio della pandemia, dobbiamo impegnarci nuovamente a un’azione mirata e ben finanziata per rimetterci in carreggiata e porre fine a questa pratica ovunque.”
Secondo gli ultimi dati a disposizione:
- Almeno 200milioni di ragazze e donne in vita oggi hanno subito mutilazioni genitali femminili. A causa della pandemia da COVID-19, ulteriori 2milioni di ragazze potrebbero essere a rischio entro il 2030, con una riduzione del 33% dei progressi compiuti per porre fine a questa pratica dannosa;
- Sta emergendo una tendenza allarmante: circa 1 ragazza e donna su 4 che hanno subito mutilazioni genitali femminili, ovvero 52milioni in tutto il mondo, sono state sottoposte alla pratica per mano di personale sanitario. Questa proporzione è 2 volte più alta tra le adolescenti, il che indica una crescita nella medicalizzazione della pratica;
- Dei 31 Paesi con dati disponibili sulle mutilazioni genitali femminili, 15 sono già alle prese con conflitti, povertà crescente e disuguaglianze, creando una crisi nella crisi per le ragazze più vulnerabili ed emarginate del mondo;
- In alcuni Paesi, le mutilazioni genitali femminili sono ancora quasi universali, con circa il 90% delle ragazze in Gibuti, Guinea, Mali e Somalia colpite;
- In circa la metà dei Paesi, le mutilazioni genitali femminili sono eseguite in età sempre più giovane, riducendo le possibilità di intervenire. Per esempio, in Kenya, l’età media in cui ci si sottopone alla pratica è scesa da 12 a 9 anni negli ultimi 3 decenni;
- Il progresso è possibile. Oggi, le ragazze hanno 1/3 di probabilità in meno di essere sottoposte a mutilazioni genitali femminili rispetto a 3 decenni fa; tuttavia, i progressi devono essere almeno 10 volte più veloci se vogliamo raggiungere l’obiettivo globale di eliminazione entro il 2030. Molteplici crisi che si sovrappongono, tra cui il COVID-19, l’aumento della povertà, la disuguaglianza e i conflitti, stanno mettendo milioni di ragazze a maggior rischio di mutilazioni genitali femminili;
- Negli ultimi 2 decenni, la percentuale di ragazze e donne nei Paesi ad alta incidenza che si oppongono a questa pratica è raddoppiata.
Garantire l’accesso delle ragazze all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’occupazione è fondamentale per accelerare l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili e permettere alle ragazze di contribuire a un equo sviluppo sociale ed economico. Le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti delle bambine e delle ragazze, e possono avere serie conseguenze per la salute, persino la morte. Le ragazze vittime di mutilazioni genitali femminili sono esposte a maggiore rischio di matrimonio precoce e lasciare la scuola, minacciando la loro possibilità di costruire un futuro migliore per loro stesse, le famiglie e le comunità.