I disturbi del sonno in Italia assorbono circa l’1,5% del PIL, tra costi diretti, propriamente di carattere diagnostico-terapeutico, e costi indiretti, dovuti alla riduzione della produttività e del reddito e all’aumento degli oneri sociali per assenza dal lavoro. I dati preliminari della revisione sistematica della Letteratura sugli effetti dell’ora legale su sonno, sonnolenza e capacità cognitive confermano gli effetti negativi dell’ora legale. È quanto affermato nel corso del congresso Italia Sonno 2023, evento nazionale sul tema della medicina del sonno, organizzato grazie alla consulenza scientifica della dott.ssa Loreta Di Michele, dell’Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, UOSD DH Pneumologico ed Interstiziopatie Polmonari, e del prof. Sergio Garbarino, del Dipartimento di Neuroscienze, Riabilitazione, Oftalmologia, Genetica e Scienze Materno-Infantili DINOGMI dell’Università di Genova e Medicina del Lavoro dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
“Il sonno di buona quantità e qualità gioca da sempre un ruolo fondamentale nell’evoluzione sociale di Homo sapiens e ha un impatto determinante sulla nostra salute e sulla sicurezza”; dichiara il dott. Andrea Romigi, responsabile del Centro di Medicina del Sonno Irccs Neuromed di Pozzilli, e professore presso la Facoltà di Psicologia Uninettuno, Roma. “L’uomo possiede 3 ‘orologi’: 1 sociale, che organizza la nostra vita con gli altri (ora locale); 1 biologico, che controlla la nostra fisiologia (tempo circadiano); 1 solare, che definisce la luce naturale e l’oscurità. Più questi orologi sono disallineati, maggiori sono le nostre probabilità di sviluppare determinate malattie quali disturbi neurologici e psichiatrici e patologie cardio e cerebrovascolari.”
Introdotta durante la I Guerra Mondiale, e pensata per permettere un risparmio nei consumi di energia elettrica e di emissioni di anidride carbonica, in realtà – emerge dal congresso – i vantaggi dall’introduzione dell’ora legale sembrerebbero veri solamente in un limitato numero di Paesi nordici, e in misura modesta rispetto a quando venne istituita. “I dati della Letteratura medico-scientifica – prosegue il comunicato del convegno – riportano invece […] un incremento dell’incidenza di patologie cardio e cerebrovascolari, di patologie psichiatriche e dell’abuso di sostanze di almeno il 10%; a questo si aggiungano i negativi effetti sul sonno prodotti sugli oltre 8milioni di italiani che combattono con disturbi del sonno quali insonnia cronica e disturbi del ritmo circadiano. I costi diretti di questi pazienti, pari a circa 450,00 euro annui pro capite, gravano sui conti per oltre 4miliardi di euro annui, che arrivano a oltre 6miliardi, includendo i costi indiretti. Queste stime – si legge ancora – non includono i maggiori costi sanitari sostenuti per l’aumento dell’incidenza di infarti, ictus e incidenti stradali nella settimana successiva all’ora legale, che risultano difficilmente quantificabili.”
Anche dal punto di vista economico, i costi non sarebbero irrisori: “Si può quindi stimare, per difetto, che il costo sociale dei disturbi del sonno in generale includendo lo stress da ora legale, porti ad una perdita annua di 1,5 punti percentuali del PIL mediamente pari ad oltre 30miliardi di euro su base annua (quasi l’intera manovra finanziaria)”, continua la nota. “Per contro, i risparmi energetici ottenuti non oltrepassano l’1%; da un lato i Paesi nordici, come Svezia e Norvegia, presentano risparmi energetici significativi compresi tra 15-30milioni di euro su base annua; Paesi come l’Italia presentano invece un incremento di spesa energetica che si aggira intorno allo 0,12% rispetto al costo che si avrebbe senza l’introduzione dell’ora legale, probabilmente dovuto al maggior ricorso all’energia elettrica per uso di condizionatori d’aria nei mesi estivi.”
“Un recente studio di analisi dei costi energetici suggeriva che i Paesi a Nord e a Sud del 42° parallelo N e S rispettivamente, traggono progressivo crescente vantaggio”, dichiara Romigi. “Tutti i tentativi volti a una riduzione del ‘jet lag sociale forzato’ dovranno essere al centro delle strategie del nostro Sistema Sanitario Nazionale per la prevenzione delle malattie. I candidati per tale prevenzione potrebbero essere orari di lavoro più flessibili, orari di inizio della scuola più tardivi (soprattutto per gli studenti in età adolescenziale), e la definitiva eliminazione dell’ora legale.”
“Un modello di società liquida possa rappresentare un’opportunità per la salute e del benessere lavorativo, grazie anche all’introduzione nell’ambito della Medicina del Sonno di nuovi percorsi di prevenzione e diagnostico-terapeutici quali telemedicina, ‘farmaci’ digitali, app e wearable device per il monitoraggio del sonno”, afferma Garbarino. “Tuttavia, stanno anche emergendo i potenziali rischi associati all’invasione digitale e alle abitudini digitali scorrette (iperconnettività, tecno-dipendenza), che possono rivelarsi dannose sulla salute e favorire l’insorgere di disturbi del sonno con conseguenti ricadute negative sulle prestazioni, ad esempio scolastiche e lavorative.”
La X edizione di Italia Sonno è stata realizzata col patrocinio dell’Associazione Italiana di Medicina del Sonno AIMS; Associazione Italiana Pazienti con Apnea del Sonno AIPAS; Società Italiana di Medicina Interna SIMI; Società Italiana di Medicina del Lavoro SIME; Società Italiana Medicine del Sonno Odontoiatrico SIMSO; Società Italiana di Odontostomatologia e Chirurgia Maxilio-facciale e Società Italiana di Pneumologia SIOCMF, con il contributo non condizionante di Sanofi, Gsk, Menarini, Chiesi Italia, Laboratori Guidotti, Linde Medicale, Philips e Vivisol.