In occasione del XLIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie SIFO, in corso a Roma fino all’08 ottobre 2023, si è tenuto l’evento, ripreso dall’agenzia Dire, dal titolo Innovazione nel Trattamento dell’HDV, la Meno Conosciuta, Ma la Più Aggressiva tra le Epatiti Virali. Organizzato da Gilead, l’incontro ha fatto il punto sull’epatite Delta, la forma più grave e a più rapida progressione di epatite virale, con un elevato rischio di evoluzione verso la cirrosi e complicanze come lo scompenso epatico e l’epatocarcinoma. L’epatite Delta cronica può presentarsi solo in chi è già affetto da epatite B; nel mondo si stimano in 10milioni circa le persone attualmente co-infettate da entrambi i virus, mentre in Italia la prevalenza di questa doppia infezione riguarda circa il 5-9% dei soggetti. Di recente, l’Aifa ha approvato la rimborsabilità per bulevirtide 2mg nel trattamento dell’infezione cronica da virus dell’epatite Delta in pazienti adulti, primo trattamento specifico approvato per questa grave forma di epatite, dalla scoperta del virus HDV, avvenuta nel 1977.
A moderare i lavori Micaela Spatarella, dirigente farmacista, responsabile Farmacia Cotugno, AO dei Colli – Napoli, e Francesco Saverio Mennini, direttore Ceis, Università Tor Vergata di Roma, presidente Sihta. “È un impatto importante, perché dobbiamo tener conto che circa il 57% della spesa a carico di questa malattia riguarda i costi diretti sanitari, all’interno dei quali la maggior parte – pari a circa 14milioni di euro – è relativa ai ricoveri ospedalieri, su una fascia di popolazione compresa nella maggior parte dei casi fra i 45 e i 65 anni di età, quindi in piena età lavorativa”, dichiara Mennini. “Questo significa che oltre al costo a carico del Ssn abbiamo costi sociali importanti che sono riferiti alla perdita di produttività, visto che la maggior parte dei pazienti è ricompresa in piena età lavorativa. Sicuramente – prosegue – oltre la diagnosi precoce vi sono anche una presa in carico precoce, e soprattutto un modello organizzativo e gestionale di presa in carico del paziente che sia omogeneo su tutto il territorio nazionale, in maniera tale da garantire un accesso rapido a queste terapie efficaci che, tra l’altro, studi recenti hanno dimostrato anche essere costo-efficaci.”
Presentata anche la prima analisi italiana sull’epatite Delta intesa a valutare il burden correlato alla patologia: “Nel nostro studio – dichiara Andrea Marcellusi, Eehta – Ceis, Università Tor Vergata di Roma – abbiamo cercato di individuare, attraverso dati real-world e dati della Letteratura, quanti pazienti siano affetti da epatite Delta, e quanto costino per il Sistema Sanitario. È emerso che circa 2mila pazienti sono prevalenti con epatite Delta e hanno un costo di circa 37milioni di euro; un burden economico importante, di cui la metà per costi legati alla perdita di produttività dei pazienti. Attraverso questa analisi – continua – abbiamo fatto una simulazione, guardando come un intervento innovativo sia in grado di ridurre il peso gestionale ed economico dei pazienti con epatite Delta: nella nostra simulazione con bulevirtide, siamo riusciti a dimostrare che circa il 10% dei costi diretti e indiretti sono in grado di essere ridotti grazie all’intervento sanitario innovativo e questo ha un intervento costo-efficace, ovvero rispetto all’investimento necessario per il nuovo farmaco siamo in grado di ottenere risultati di efficacia costo-efficaci.”